Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
160 G. Albini Dopo la scena l'unioo per:sonaggio, e anche di esso il senso che lo anima e 1I1e respira. Come fuggiste, o belle ore serene! dilettevol quaggiù null'altro dura né si ferma giammai se non la spene. Ecco turbar la notte, e farsi oscura la sembia,nz,a del ciel, ch'era si bella, e il piacere in colei farsi paura. Un nu,gol torbo, padre di procena, sorgea di dietro ai monti e crescea tanto che più non s,i scopria luna né stella. Spiegarsi ella il vedea per ogni ca,nto e salir su per l'aria a poco a poco e far sovna il suo capo a quella ammanto. Veniva il poco lume ognor più fioco; e intanto al bosoo si destava il vento, al bosco là del dilettoso looo. E -si fea più gagliru-do ogni momento, tal che a forza era desto e svolazzava tra le frO'Ildi ogni ,au,gel per lo spavento. E la nube, crescendo, in gìù calava vèr La marina si, che l'un suo lembo toccava i monti e l'altro il mar toccava. Già tutto a cieca oscuritade in grembo, s'incominciava udir fremer la pioggia, e il suon cresceva all'appressar del nembo. Dentro le nu,bi in paurosa foggia guizzavan lampi, e le fea,n batter gli occhi: e n'era il terren tristo e l'aura roggia. Discior sentia la misera i ginocchi. E già muggiva il tuoo simile al metro di torrente che d'alto in giù tcaibocchi. Talvolta ella ristava, e l'aer tetro g,uairdava sbigottita, e po.i oorrea si che i panni e le chiome ivano addietro. E il duro vento col petto rompea, che gocce fredde giù per l'aria nera in sul volto soffiando le spingea. E il tuon veniale incontro come fera, rug:g,hiando orribilmente e senza posa; e <Jresceva la pioggia e la bud'era. E d'ogni intorno era terribil cosa il volar polve e frondi e rami e saissi, e il suon che immaginar l'alma nO!Ilosa. Facile sarebbe qui, e anche lecito p,erché siamo tutt'al prn nei pressi, non già nell'intimo della gramde arte e della poesia vera, ÌIIldicare e discernere i tocchi e i tratti felici da quelli che sono tutt'altro, le espressioni e:ffi,cacidlaille trite e quasi improprie; sarebbe facile tanto, che no1I1giova indugia:risi. Ella dal lampo affaticati e lassi coprendo gli occhi e stretti i panni al seno gìa pur tra il nembo accelerando i passi. BibliotecaGino Bianco
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