Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
130 F. Flora strade che avvicinavano in frequenti raprporti i più 1oot3Jlli paesi della penisolla, nello scambio delle leve mi_litari che 0001:duceva~oal No11di figli del Mezzogiorno e per oootrar1:0 al ~u~ avviav_3:11o_i set– tentrionali lllella burocrazia che mescolava uomIJI1idelle pm diverse ' oontrade d'Italia. Questo clima unitario era fortemoote alimentato dal[a stampa quotidiana che aveva ormai spiri,ti nazionali e s',avviava a,nche ·ad una forma più ,spigliata, dietro !l'esempio del Fanfulla quotidiano, redatto da tosca1I1i.Ma un giornale letterario naziomaile e di largo respiro non c'era : un giornale che rispecohiasse nei suoi aspetti mi– gliori la letteratura del momooto : un giornale ÌIIlformativo e a un tempo riooo di bu001iversi e novelle e a11ticolicritici, che svegliasse problemi e stimolasse idee, ,scritto oon framchezm e cordialità di stille ;veramoote oomunicativo, non c'era. Era sorta nel 1878 in Firenze per poi trasferirsi a Roma la Ras– segna settimanale del Sonnino e del Fra1I1ohetti che, pur occupam.– dosi prevalentemente di ,problemi politici e sociali, faceva larga par,te a,lla letteratura: a Todno conti1I1uava,con una sua casalinga aria piemootese di lettiire varie) 0001versi e prose e rari artiooli cri– tici e rarissime informaziollli, la Gazzetta letteraria, che quasi non si era acoorta taJlv,oltadi quali spiriti 1I1uovi fosse aip,portatrice 3/Uorché, aid esempio, pubblicava scritti di Francesco De Sanctis : continuava la Nuova Antologia, che era certamoote una rivista solida e ospitale nella quale s'illl'◊ootravano le più diverse tempre di scrittori ita– liani, llil'ache pel suo carattere era destinata ,a pochi lettori colti e in o,glllicaso non mai a ta,nti, quanti sarebbe ,stato necessario per un vero disp,rovincializzarsi della vita letteraria mediana ÌIIlItalia. La nostra 11,etteraitura, era ,or:r:nàii corsa da problemi che non eran più regiO!Ilali e volevan essere discussi e chiariti. Combattevan ve– risti e idealisti. C'era il problema della lingua, più d~ risolvere nel fatto, veramente, che da discutere. C'era ÌIIlfine,da aiutare lllila unifi– cazione letteraria di'ltalia, se così può dirsi, ,pari in tutto alla unifi– cazione civile. Gli scrittori delle diverse regiO!Ili,,specie neilla prosa disoorsiva e comunicativa, appariva1I10oome angustiati da vezzi letterari pro- . vinciali, che talora presumevano fosse la pura lingua italiana : e non per nulla il purismo aveva, avuto i suoi campioni nelle più vade contrade del bel paese. Non c'era aria di famiglia tra pro– vimcia e provincia: c'era oome l'impaccio di gente che si conosce da poco e sta ancora sulHecerimomie e sulle diffidenze : perciò usa modi alqurunto ,solenni e letterari e ,un po' ÌIIlcerti perché in fondo per in– tendersi davvero è necessario conoscersi e 'un lino-uaggio è fo,tto di sfumwture tonali ohe non si colgono .sen'za esperi:Uza viva . . ~ il più ampio ra?porto che l'unità d'Halia creava con l'Europa, si rifletteva runchenei modi in cui si atteo-giava1I10 le idee e si direbbe b l BibliotecaGino Bianco
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