Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
252 E. KORRODI, Geisteserbe der Schiceiz ~tuta, quella di creare un'unità, un'idea: intenzione chiara, del resto, anche nel titolo : Geisteserbe der Eohweiz, eredità spirituale della Sviz– zera. La difficoltà è appunto nell'intendere chiaramente l'insieme, non le sing9le parti, in quanto che la collaborazione del lettore, che lo stesso Korrodi ritiene « indispensabile ll per ricostruire in unità ideale le sparse membra di questo corpus helvetioum, può avere limiti non pre– cisi e troppo soggettivi. l\fa sarà bene dire subito, per scarico di co– scienza, che nella difficoltà del lettore straniero entra, com'è naturale e com'-è nel caso nostro, la sua maggiore o minore preparazione. In ogni modo, l'immagine unitaria che dal libro si vuol trarre è certo di natura delicata e composita. Immagine o ritratto ideale della Sviz– zera : si pensi al delicato organismo etnografico e politico di quel paese, alla sua triplicità linguistica, ai contatti e ai pericoli di dispersione per lo sboccare della sua vita culturale in tre diverse correnti di cultura; si pensi infine che, pur non negando la ideale collaborazione che al disopra delle lingue si opera nel mondo dello spirito, questa antologia è limitata alla raccolta di scritti di autori svizzeri in lingua tedesca; e poi non si vorrà negare che le difficoltà esistano. Cercheremo dunque di accostarci al disegno interno di questo libro, che più che vedersi si sente debba esistere come rapporto ideale tra le diverse parti, per via di approssimazioni. Non si tratta, intanto, di una unità letteraria. Si veda, per esempio, in quali proporzioni è ridotta nel libro l'eco di quello che pure fu, per i tempi che correvano, un momento importante e « svizzero ll della lettera– tura tedesca (quando, a metà del settecento, alle teorie drammatiche di Lipsia, rappresentate dal Gottsched, si opposero quelle di Zurigo, ca– pitanate da J. J. Bodmer e da J. J. Breitinger, momento non privo d'in– teresse come inizio di una tendenza che ebbe poi tanti e più chiari svi– luppi), per capire come le intenzioni del libro siano altrove. Quello che di tali intenzioni mi è riuscito di capire è questo : che, proprio in un paese in cui per tante ragioni, il volto della patria è meno facilmente definibile che altrove, la tendenza della letteratura e della cultura è stata quella di lavorare sul concreto, e cioè nel campo morale più che in quello delle astrazioni, tentando di dare a quel volto un senso e una fisionomia meno imprecisi che fosse possibile. La forza dei nostri scrittori, - dice presso a poco il Korrodi, - è stata l' Ansohauung, che qui potrebbe tradursi come « forza di espri– mersi attraverso le immagini >l. Non si parla soltanto di artisti come Gottfried Keller e C. F. Meyer, ma del fatto che anche in scrittori come Jacob Burkhardt, « ogni figura si vede e sembra di sentirla parlarell; e come lo stesso Bachofen, « che pure procede dall'idea ll, possegga la magica arte di riempire « il vuoto della storia con la forza plastica delle sue visioni >l.E il Korrodi parla pe11finodi un linguaggio immaginoso e concreto, « quale si è potuto ottenere solo con la rinunzia all'astrazione da parte di una lingua che a tutte le astrazioni era adatta ll. Senonché proprio in questi tentativi di chiarire e di limitare ha dovuto esercitarsi l'avvedutezza del Korrodi, cercando di evitare due scogli. di 1;1bicaz~o~e direi opposta: .l'uno, di rimanere, nonostante ogni audacia d1 defimz10ne, dentro un'aria rarefatta, da « globus intellectua- BibliotecaGino Bianco
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