Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

V. lMBRIANI, Le più, belle pagine 239 che prezioso diploma accademico; nell'Imbriani le bizzarrie intanto sono tali in quanto erompono impetuosamente da un temperamento esso stesso bizzarro, bisbetico, impulsivo. È così schietta la sincerità delle bizzarrie imbrianesche, che invano ricercheresti in esse la più modesta e meno appariscente dipendenza e derivazione da modelli altrui : caso notabilissimo se si pensi alla vasta e soda conoscenza che l'Imbriani aveva della letteratura antica e moderna, italiana e straniera, fin nei più reconditi prodotti. Se mai, egli inserisce testualmente, e con la citazione bibliografica di meticolosa esl;l,ttezza, le immagini non sue che calzino al suo dire. Scrupolo di vero artista, perché tale fu veramente l'Imbriani : un artista compiuto, e non un artista mancato come taluni pensano : artista sia che approfondisca problemi teorici o storici ùi ldteratura, sia che annoti canzoni e novelline popolari, sia èhe satireggi il costume politico a lui contemporaneo; artista quando manifesta i suoi odi, e ne sentì di profondi e tenaci, e quando esprime i suoi amori, che anche provò, e ardentissimo, sopra tutti, quello per l'Italia. Tutto, in lui, dalla alta speculazione all'umile cronachetta contemporanea, dall'odio all'amore, si risolve nel raccontare: il raccontare gli è gioia profonda, liberazione, rasserenamento. La quadratura .filosofica della sua mente, l'immenso materiale erudito in essa raccolto, la consuetu– dine con i grandi uomini del suo tempo, le vicende della vita vissuta in patria, nella Svizzera, nella Germania, nelle aule universitarie e sui campi di battaglia, le molteplici esperienze amorose, la collerica pas– sione politica, tutto è materiale nuovo, prezioso, originale per il nar– ratore che, narrando, è il primo a godere della sua creazione artistica. E tutto gli serve a colorire il racconto, anche certe particolarità ortografiche, che a prima vista sembrerebbero stravaganze irragione– voli : se egli scrive franzese è che in quel luogo la forma inusitata dà una intonazione dispregiativa di straordinaria efficacia; se mette una data in numeri romani, è che, in quel punto, quella numerazione è come una pennellata di gravità e di aulicità. Giacché nella prosa dell'Im– briani han parte prevalente la plasticità e il colore, tutta ad angoli, rilievi, masse e chiaroscuri : vi sono pagine caravaggesche sol che le guardi senza leggerle, con quel sapiente alternarsi di corsivi, di maiusco– letti di passi virgolati, di numeri romani: una architettura tipografica che 'non avrebbe nessun valore ove non vi corrispondesse intrinseca– mente il testo. Anche la sua particolare punteggiatura (della quale, tuttavia egli abusò) ha una sua funzione precisa, come la doppia vir– gola ide~ta dal Dossi, e da ~na parte rende_ il pe:iodo ~inghi?zzante, m:i, dall'altra permette di cogliere una quantità d1 particolari che altri– menti sfuggirebbero. Se non erro, il Flora ha in qualche punto alleg– gerita la troppo abbondevole interpunzione, ed ha fatto benissimo. Il problema per la conoscenza e diffusione dell'Imbriani è appunto que– sto : bisogna introdurlo a poco a po?o, _smussando qualch~ ango~o; op': rando in modo che il' pubblico faccia 11 palato a uno stile cosi mus1- tato, non diversamente da come, per gustare appieno i tartufi, occorre superare un momento di disgusto. . . . . Certo come introduzione all'« 1mbriamsmo », non m1 pare che si potesse operare più brillantemente di come abbia fatto il Flora, il BibliotecaGino Bianco

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