Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
236 A. LEVASTI, Sant' Anselmo. Vita e pensiero rale al secolo XI». :fil precisamente questo quadro che ha interessato scarsamente il Levasti, studioso di filosofia e di mistica, e perciò na– turalmente attratto dall'Anselmo scrittore, anziché dall'Anselmo pri– mate. Non c'è da.fargliene rimprovero: soltanto, ci si può domandare, se non avrebbe fatto meglio, cosi stando le cose, a ridurre la tratta– zione della vita a una semplice introduzione cronologica .. Poiché, in– somma, questa vita di Anselmo fu caratteristica e importante: e l' An– selmo uomo si rivela nella sua condotta pratica non meno, se anche in maniera diversa, che nei suoi scritti. Perciò, una volta affrontato l'argomento, sarebbe stato desiderabile svolgerlo di più : e il quadro colorito ed esatto della elezione di Anselmo ad arcivescovo di Cantorbery che il Levasti ha saputo cavare dal racconto di Eadmero, avrebbe me– ritato di avere qualche corrispondente in altri momenti della vita di Anselmo. Al che avrebbe giovato anche il fare uso delle lettere del Santo, complemento non trascurabile per lo studio della sua personalità e delle sue vicende. Due punti, particolarmente, avremmo desiderato venissero lumeg– giati in questa Vita, dal momento che il Levasti ha pur voluto scriverla, anche se brevemente. L'uno, la differenza di spirito e di condotta, quale arcivescovo di Cantorbery, tra Anselmo e il suo predecessore Lanfranco: differenza che si ritrova e nei riguardi della monarchia, e in quelli dell'elemento sassone assoggettato, e infine nei riguardi della .Santa Sede. Tali differenze hanno grande importanza per caratterizzare Anselmo. L'altro punto concerne la condotta di papa Urbano II nel dissidio tra Anselmo e il suo re. Il Levasti esalta la fermezza del papa nel volere che Anselmo restasse al suo posto d'arcivescovo,. e sta bene. Ma occor– reva dire anche il resto: e cioè che Urbano II, dopo i primi sdegni contro Guglielmo il Rosso, fini per appoggiare assai fiaccamente l'arci– vescovo contro il re, o piuttosto lo abbandonò a se stesso. E non manca di ciò nelle fonti la spiegazione, non onorifica per la Curia: i donativi dell'inviato di Guglielmo il Rosso fecero il loro effetto. · La trattazione degli scritti filosofico-teologici di .Sant' Anselmo è invece assai sviluppata dal Levasti : ed essa costituisce al suo libro un valore solido e duraturo. Al di là del famoso argomento onto1ogico, ben poco oggi si conosce del pensiero di Anselmo, anche dai filosofi di professione: e questo stesso argomento si riduce, per i non tecnici, a una idea molto approssimativa e indeterminata. Esposizioni recen_ti del pensiero anselmiano, pure pregevoli, come quelle del Gilson, del De Rug– giero, dello stesso Geyer nell'ultima edizione del II volume dell'Ueber– weg, sono tuttavia incomplete. Il Levasti prende in esame uno ad uno, e analizza minutamente, i diversi .scritti di Anselmo: Monologio, Proslo– gio, la risposta apologetica al monaco Gaunilone (il critico dell'argo– mento ontologico), il De voluntate (ch'egli ritiene autentico, a diffe– renza del De voluntate Dei), il De libero arbitrio col De concordia, il Our Deus homo e gli scritti trinitari. L'esposizione non è solo partico– lareggiata, ma colorita e mossa, cosi da avvicinare i problemj_ e le trat– tazioni anselmiane al nostro spirito moderno. Nel che sarebbe riuscito anche meglio il Levasti, se, accanto alla trattazione analitica (meritoria. e indispensabile), avesse maggiormente sviluppato quella sintetica, cui è BibliotecaGino Bianco
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