Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
232 P. Pancrazi - Ricordo di Luigi Ambrosini Segua una suora, il croci.fisso in mano, Pregando per chi 'visse peccatore El spero morirà da buon cristiano. Senza che nessuno se ne avvedesse, la malattia segreta che poi l'uc– cise, cambiò gli ultimi anni _intimamente la sua vita. Se ne ha traccia in una breve prosa senza data, ma certo recente. Io cominciai a sentire il valore della vita quando la mia salute fu trrepa– rabi1mente rovinata. La malattia tlil.i diede una sen-sibilità, una raffinatezza che la piena salute mi aveva sempre negato. Elra come se mi si fossero scoperti dei nuovi fili nervosi di sotto e dd dentro le carni, nuove corde aggiunte al mio sen– tire vibravo per cose che i.'11 altri tempi mi avrebbero lasciato insensibile o riem– pit~ di un entusiasmo tutto generico, come il fiorire della primavera,· un bel cielo d'autunno. Ora sentivo che godevo di qualunque cosa, fuori di ogni consueto qua– dro letterario, che ogni minuto nella mia vita era bello, era 'i.mportante, era un grande minuto, come se io avessi fatto una grande cosa. In ogni minuto Sii può :!lan>una grande cosa, in ogni minuto ,si vive, la vita fluisce, i1 fiume corre gonfio di tutte le acque .... E pure recente, benché senza data, è un ricordo dello scultore Me– dardo Rosso che fu amicissimo di Ambrosini. Ritrattino dal vero. \ Nel tempo che Medardo Rosso frequentava casa mia, -a una cert'ora del mat– tino, verso mezzogiorno o subito dopo colazione sentivo una. carrozza fermarsi giù a basso daV'anti al portone. :m lui ! Mi sporgevo dalla finestra, era lui. Facevo a tempo a vedere la carrozza come sfiancata da una pa,rte sotto il peso lento e vo– luminoso, e i1 vetturino che si voltava a vederlo scendere : ohe era un'impresa compromettente .... Tra gli inediti di Ambrosini ce n'è un gruppo ch'io non toccherò; le sue lettere. Come il suo amico fraterl\O Renato ,Serra, anche Am.brosini fu un amoroso scrittore di lettere. Ripeto qui soltanto il passo di una sua lettera (del 1923) all'unico figlio allora quattordicenne, (il suo Bi– gella), dove mi pare di vedere un riflesso di quell'ombra, di quell'intima solitudine che, almeno gli ultimi anni, Ambrosini portò in sé. Pur amando i tuoi s111niH e non dando mai a vedere che ti credi ad essi troppo estraneo, troppo lontano e ,superiore, non devi, in nessun caso m!lii.della vita, troppo servilmente legarti a nessuno ; pensa che ognuno nasce è ognuno muore per conto proprio; e cosi ognuno deve saper vivere, con misura e con dignità, non come chi affoga che si abbraccia a chiunque e a qualunque cosa. L'occhio con cui guarài una persona, pensa sempre che è ii tuo occhio.... Tra le sue carte, gran copia di appunti, di abbozzi,· di schede, e spe– cie di argomento ariostesco (sulla lingua dell'Ariosto, Ambrosini pensava di dare addirittura un libro) sta a mostrare con che scrupolo e con quanta pazienza questo giornalista preparasse i suoi saggi e gli articoli. Scegliendo dal già pubblicato ma disperso, e dall'inedito dal nuovo si farà dunque il libro di Luigi Ambrosini ? · ' ' PIEYrRo PANCRAZI. BibliotecaGino Bianco
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