Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

Lettera a una donna bella 225 fedelmente ritorna. Ed ella, signora bella e sconosciuta, durante tre ore è stata per me quello che un'altra sconosciuta scolpita da Prassi– tele dev'essere stata pei greci di ventitré secoli fa. Ed è giusto che di questa l'immagine sia custodita addirittura in Vaticano. Se infatti non avessi timore dì cadere in eresia, direi che da questa mancanza di attiva fede e di adorazione per la donna bella deriva anche la mancanza di fede e d'adorazione verso Ghi l'ha creata. O ,è quel difetto un effetto di questo ? Senza risalire a Beatrice, resto con Laura e col .... suo be1 viso Ohe solea far del cielo E del ben di lassù fede fra noi. Insomma per merito suo io ho cominciato l'anno 1930 quasi m devozione. E di tanto dono volevo pubblicamente ringraziarla. Il resto, come tutto quello che non è bellezza, è ipotesi e vanità. u GO OJE'ITI. LIONELLO VENTURI nell' « Arte >> del primo gennaio riBìIJondead ,alcune delle obie– ziO'Ili che qui, nel fascicolo del nove1II1bre 1929, io avevo fatte alle sue idee e speranze sud.l'arte d'oggi e di domani. Le discussioni giovano se son corte. Ma è pUir necessario fissare tre punti. Io affermavo che « Cézanne non è un impressio– nista,· ma il primo e saldo oppositore dell'Impressionismo». Venturi nega. Io direi che basterebbero g1i occhi, cioè il conf,ronto tra un quadro dii Monet e un quadro di Cézanne. Ma Venturi mi cita Duret e Fry. Om apro il libro, un poco antiquato, di Théodore Duret sugl"Impressionisti,e leggo a pagma 115: « De tous ceuw qu'on a appelés les Impression/4stes, il aura été en réalité le moins· impressioniste», e non perdo spazio ,a citare tutto il capoveroo. Apro il libro di Roger Fry su Cézanne e a pagina 40 leggo: « Scarcely had he grasped the principles of Impressionism before he set himself to utilize them tor further ends ». E peggio, a pagina 50. Potrei con– tinuare con altri dieci libri. A pagina 613 dell'ultimo tomo, uscito in decembre, •dell'Histoire de l'Art già diretta da André Michel, si legge: «Oézanlfl,e a contribué plus que quiconque à détacher la nouvelle génération de l'Impressionisme et à l'orienter vers des voies nouvelles ». A pagina 270 della Peinture au XX• siècle di Henri Focillon, anch'essa uscita in questi giorni: « Une difjérence profonde separe les Jmpression/4stes de Oézarvne .... Oézarvne formule .... ce qu'on pourrait appeler l'antinomie impression/4ste >>. E via dicendo. Occorrono, del resto, molte testimo– nianze iper provare che il polo nord non è il polo sud? Quanto all'influsso oggi di Cézanne, nel Temps arriviato ieri, Thiébault-Sisson, par1ando del Salon des Indé– pendants, dichiara che lì appare finito. Ma Lionello Venturi ad ogni passo, da queste facili constatazioni che si fanno cogli occhi e, direi, con le mani, sfugge e s'invola nella filosofia. Non oso dire che la filosofia sia un infido teneno per lui, anzi per ogni scrittore d'arte. Certo, per ribattere gli argomenti d-i chi parla di quadri e di pittori, essa è un po' come la difesa della seppia. E Lionello Venturi ha tanta dottrina ed esperienza da poterne :f8JI'ea meno. Ma se la negra :nuvoletta gli piace, mi permetta di lasciarvelo solo. Egli conclude la sua risposta invitando addirittura L'Italia a fondare oggi a Parigi pei nostri giovani pittori un istituto simile alL'Accade.mia che nel 1666 la ]fu-ancia fondò 'a Roma perché i giovani venissero a studiar da vicino gli antichi e Raffaello e Michelangelo. Chi dov,remmo noi andare adesso a studiare a Parigi ? Vlamrlnck, Matisse, Picasso, Utrillo e Braque, dichiara Venturi, avvolto nellà sua nuvoletta. , EJgH è troppo generoso con me. Non gli chiedèvo tanto per provare ohe là. ragione stava dalla parte mia. u. o. I 15. - Pèuaso. BibliotecaGino Bianco

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