Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

224 U. Ojetti dere d'avere talvolta incontrato da vivi addirittura la divinità e mori~ vano sereni nella speranza di ritrovarla più pura e sicura. Bastava ch'ella cara signora si voltasse o arrossisse o alzasse la mano ad accarezza;si i capelli p~rché ricordi di versi, di prose, d'im– magini mi salissero a .fior della' memoria come le bollicine dal bicchiere. FJ-onte spaziosa e tinta in fresca neve, Cli.glia disgiunte, tenuette e breve .... Le bionde treccie sopra il collo sciolte ... . Gli occhi sereni e le stellanti ciglia ... . IDrano i capei d'oro a l'aura spavsi.. .. A distanza di secoli, i poeti si rispondevano . .... tornano I grandi occhi al sorriso .... Via via fino alle due Elene della mia giovinezza: l'Elena del Daniele Oortis, l'Elena del Piacere. « Di là si voltò a gittargli negli occhi, con un rapido porger del viso, l'anima; e disparve,,. Proprio disparve. Non solo ogni libroJ ma ogni città era allora dominata da una donna bella e ce– lebre per bellezza così che anche sovrani e principi passando da quella città dovevano andare a renderle, meglio che potevano, omaggio; o li consideravamo beoti. Da Palermo a Venezia, da Roma a Torino, dovun– que avevamo alzato questi troni. Delle bellezze che s'incontravano dipinte o scolpite nelle gallerie, queste vive erano di diritto le eredi; e la con– tinuità del culto ci dava un orgoglio, posso dirlo?, nazionale, rispettato anche oltre confine. E i romanzi ch'erano tutti d'amore, traevano dalla presenza di quelle donne illustri e palpitanti valore di probabilità e forza di commozione. Anzi il più segreto e modesto amore si godeva un riflesso di quelli incendi sulle cime. Uno, due, tre. Aprite la Dolce calamita d'Antonio Baldini che è un libro uscito ieri, tutto sulle donne, scritto ch'è una delizia. Nel con– fronto si vede di colpo in quale ghiaccia siamo da quell'estate preci– pitati. ·Sulle quattro donne li descritte due sono statue di marmo, Ilaria e Paolina; e come se le guarda e se le accarezza contento, quel pezzo d'òmo ch'è il nostro signor Antonio. Alla fine si sente qualche brivido di freddo. Insomma nella vita, come ella prova con la sua sola presenza, di donne belle ce n'è sempre; ma nell'arte oggi se n'ha paura. Heine diceva che le tre più belle cose generate daU'Italia erano Raffaello, Rossini e Cris'tina Belgioioflo. Non si potrebbe dedurre da questa sentenza che né Raffaello né Rossini rinascono soltanto perché dalla poesia, dal romanzo, daWarte abbiamo cacciato, malinconica generazione di dubbiosi e di frettolosi e di dilettanti, le donne belle quanto la Belgioioso? Un filosofo ha sentenziato che oggi siamo ebri di contingenza come 1ma volta s'era ebri d'eternità. Eternità, cioè bellezza, perché solo questa ci dà la visibile prova della presenza dell'eterno tra noi. Fuggevole pre– senza? Non è vero. Ogni giorno è diverso dall'altro, solo perché noi siamo diversi; ma ogni giorno è uguale all'altro perché la stessa luce BibliotecaGino Bianco

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