Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
LETTERA A UNA DONNA B.ELLA. L'ultima notte dell'anno a Londra, nella sala da pranzo d'un Circolo ch'è inutile nominare, ella, ca,,ra signora, era seduta a una ta– vola di fronte alla mia: bionda, alta, gagliarda, il naso diritto, gli occhi grigi, la pelle bianchissima, vestita di teletta d'argento, intorno al lungo collo il solito filo di grosse perle che ormai non si sa mai se è vero o se è falso. Per definirla meglio, posso aggiungere che la suat chioma non era tagliata ma raccolta a conchiglia sulla nuca, e ch'ella mostrava vent'otto o trent'anni, parlava poco, sorrideva rado, mangiava niente, beveva, come là s'usa, parecchio. Altro non so. Non ho chiesto il nome di lei e dei suoi compagni e compagne di mensa, e nemmeno adesso che le scrivo addirittura una lettera a stampa, m'importerebbe, se potessi, di saperlo. S'era in un'ora che si poteva dir sacra perché un anno di più pesa a tutti, specie alle donne sui trenta, e quando ci arriva sulle spalle, anche i più distratti e svaniti un rapido esame di coscienza lo fanno, e chi lo conclude con un sospiro e chi con un'alzata di spalle come per accomodarsi meglio sugli omeri il nuovo peso. 1S'aggiunga che secondo l'uso inglese quando cominciò a scoccare la mezzanotte si spensero i lumi e tutti s'alzarono in piedi e, almeno quelli che sapevano le parole, intonarono nelle tenebre un canto lento e grave così in contrasto .con quelle mense, quelle mezze nudità e quei volti dipinti che con innocenza pensai avessero fatto il buio apposta pèr non essere distratti nell'attimo solenne e nel pio canto dalle contr:arie apparenze. In ogni modo anche quel nero e quel canto m'accomodarono l'animo alla meditazione e a,i confronti. Da più giorni vivevo ore e ore nelle sale dell'Accademia dove si venivano raccogliendo e appendendo i capolavori della pittura italiana, i documenti cioè della bellezza italiana che è stata per secoli il modulo e la legge della bellezza nel mondo; e 'd'istinto, tutto quello che vedevo fuor di là, la colonna d'un pronao o un'attrice sulla scena un atleta : all'Olympia o un'icone russa alla mostra che Jgor Grabar ~veva fatta per conto dei Sovieti al South Kensington, riconducevo a quelli esempi. Anzi un poco per questa fissazione mi trovavo pedante e ridicolo, perché d'ordinario, appena passo il confine, niente mi dà più diletto quanto adattarmi agli usi e gusti stranieri per capirli, direi, da dentro e arric- chirmi d'esperienza, sicuro come sono che il mio fondo di romano e d'italiano ormai non c'è moda o incantesimo che possa più scuoterlo. BibliotecaGino Bianco
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