Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
218 D. Oiuelli L' Amgioli[la fece segno di no, gu:M'dam.dolocon gli occhi timo: rosi; nella voce del marito i:;'era la soddisfazione, la certezza d1 farle malle. Che poteva darle di dispiaceri, ora? L' Acquaviva era venduta; che importava a chi? Felice la guardava OO[lun baldan- zoso dtsprezzo, ,sicuro del suo effetto~ ' - L'ha comprata Tito. - E gongolava. L'Angiolina ebbe paura davvero: - Allora si dov:rà andar via ? - No. La oasa è sempre mia, - r1spose Felice 001I1 111 r1masu- gHo d'orgoglio. L'Angiolina tirò Ulll ,sospiro, tra il solliev,o e lo scoraggia;mento. Sem.za saper perché, si mise a pensare alla Fosca. Non aveva mai avuto gelosia o dsentimento verso ti.a Fosca, ma IIl!On le erà mai riuscito di prender 0onfidenza 111el trattare con lei. Felice, per esem– pio, 1110n avrebbe ancora potuto dire se l' An,gioli111a sapeva nulla. Essa non aveva mai formulato u111 pensiero concreto 111é ceroato una certezza, ma non poteva fare a meno dli provare un vago malessere, pens,ando alla Fosca. Del resto, ,se am.cheavesse saputo, non le sa– rebbe nemmeno passato per il crupo d[ farne una 0olpa al marito, né di compatke sé stessa, e twnto meno di rinfaccfa,rglielo. Non si figurava nemmeno di poter preteindere la fedeltà del marito. Tutt'al più, qualche volta, provava uina vaga paura, un .presentimento, come quam.do Felice era nelle nuvole più del solito: che non rispondeva a parlar.gli, a chiamarlo, che pareva èbete. Aveva paura della Fosca, 0osì; nello ,stesso modo: di qualche cosa di misterioso, che pareva mescolato ,aJ loro destino, seinza che lei, la Fosca, lo vòlesse né lo .sapesse 111emm~no.Non aveva colpa a essere così; come al lor() de– stino non aveva colpa nessuno. Neilla Fosca, quegli istinti erano na– turali, come in certe bacche r,osse di maiechia c'è il veleno. IX. Alla luce del lumino a olfo la carogna della vooca pareva una pelle tirata sulle ossa intkizzite. Sotto aJll'·arco enorme delle corna, la testa ,spariva nena lettiera. Il vitellino pfochiava testate contro la pam.cia tra le gambe dlella bestia morta, ,poi si metteva a leccarsi per il cor;po con Ila lingua morbida e violace-a. Tito gua11dava 1'a sua -rovina: quante volte 1110n aveva detto che sarebbe successo così! Ma non era bastato prevederlo: era successo di per davver,o. Colpa di Felice che le aveva lasciate invecchiare : ma chi la ,scontava era lui che non aveva potuto fare ill crumbio e aveva dovuto lavomre il podere. E ora? Coine avrebbe fatto, ora? I coltri per il grano erruno appena i111oominciati.Se no1I1 si lavorava la ·terra, non ,si sementava. E se non ·si sementava, non si m:31Il– gfava. BibliotecaGino Bianco
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