Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930
Cinquemila lire 215 chiu~re gli occhi per vederli disegnati, fosso per fosso, ,ciglio per ciglio, fUare per filare, al quale egli apparteneva anima e oorpo, e che gli aipparteneva coone se lo avesse deintro di sé ; a metterci le sue fatiche d'ora innanzi sal'ebbe .st,ato oome a rende:rsel,e ,per sé, a darsele due volte. E ogni mattina, a levarsi per 11avorrure,sarebbe venuta questa felicità di fare il suo podere, di ten,erlo bene; e ogm.i vangata un atto di possesso e di giovamento ; a tenersela ,strinta per farla fruttare; e ogmi sera a buio, un dispiacere dli lasciarla .... A penetrarsi cosi di quello spwsimo, non rimam.ev ,apiù che ,oome u111a biamca 111uvolettalontana im..un cielo pulito, il pensiero dei debiti. Avrebbe forse preteso di poter pagare il Cecchini per intero? Le ipoteche scadevam.o fra venti amni: in venti anni avrebbe pag•afo aJltro ! Senza oont,are che ,ora dei prodotti nom. c'era da far pa;rti con nessuno : tutto era suo; grano, vino, olio .... Di che aveva paul'a? Tutto era stato fatto nelle regole, con l'av– vocato e il notal'o. E vero che era rimasto senza um.centesimo, che il Ce<?,chim.i l aveva voluti tutti, quanti ne aveva. Ma di che aveva bisogm.o, lui ? Il grano era bastante ,sino ,al nuovo raccolto; a otto– bre avrebbero figliato le vaicche, e sarebbe sortito di miseria. Dopo, rnon c'era più paura: col vino da vem.del'e, irn rm ,momento si arri– vava a pri:mavera, e si vedeva crescere 1,a l'oba. Del resto Ila terra ,stessa l'avrebbe difeso. Non s'era già s·tretto un patto, um.sordo le– game fra lui e 11,a sua terra? Era carn,e della ,sua carme, la terra, e non poteva più essere di altri; come u111a ,donna. Di che aveva paura ? Pure, oome irn um.a bella giornata quando cambia la sta– gio111e,quella rnuvoletta bianca all'orizzonte si alllargava, veniva avanti. · Ah, se Felice non avesse veinduto le giovenche! Quelle gliele aveva proprio rubate. Ormai, i lavori bisognava finirli oon queste veochiarelle. Potesse almeno fare Ulil camb1o ! Ma non ·aveva i denari per la gium.ta . Bisognava risparmiarle nelle fatiche, e più ancora am.dando in là, verso la figHatura; maigari lasciandlo qualche _pezzo di sodo, da esser lavoraito dopo, quando avrebbe potuto ,svecchiare. Vuol dir che avrebbe fatto più grano un altr'anno. Peccruto però, comirnciar ma1'e, lasciar la terra soda, ora che era sua. Sua? La nuv,ola si allargava, irnvaideva il cielo, velava il sole: rh-o– minciavam.o i dubbi, le amarezze. Sua, l' Aoquaviva, oom.quelle ipo– teche ? Chissà ,perché, gli venne a mente il sorriso della Fosca. Di vero, d!i.sostam.~a, sembrava che non ci fossero che quei due occhi freddi, chiari, che vedevano tutto. « Ma che hai da dire? Dillo quello che hai, occhi di gatto ! >> gli veniva fatto d'imprecare, come se l'avesse davanti. La Fosca era i1ndifferente oome um.am.imal,e.,Sicuro; peggio delle gioveinche, che, quando le ·avevan portaite via, pareva che intendes– sero e ci soffrissero. Che sentiva, in male o im.bene, la Fosca ? E era BibliotecaGino Bianco
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