Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
Papini davanti a Sant' .Agostino 59 mi apparisti qual sei: cabala affaimnosa di sogni, intorno aJ nulla; ordine vano e cangevole sulla diversità irruente e traboccante; corsa ironira verso la distruzione di te stessa,)). Ma ecco che, per la terza volta, cambirundo straJda, ora p,a,r che ascenda vel"So la religione, su[l'ala steHare della p,oesia. La realtà oom'è, il mondo com'è; tutti gli uomini caooiali, ami– mali, antidivilili che lo circondano; e ciò ch'essi chimmaino l'affare,. il successo, la fama e :penfino la gloria, lo dÌlsgustano, lo esas,peraino. Il successo (mi,sera e vana cosa) a quest'ora Pha avl]to, itl suo nome è già IIloto, i suoi libri .sOIIl letti; tutti son conc,ordi nel rioonoiscergli un grainde ingegno; ima è fa pessima tra le ingiurie che posson fargli. Dell'ingegno, di questa moneta spiociola (tutti i cantucci ne ,son pieni!), di questa altezza ba,ss31(tutti arriva1no alla misura!) egli n'ha OTl'ore e ribr,ezzo. O -è un :ùmbecillleo ,è (o è destililato ad essere) infimitaanente più grand!e d'un uomo d'ingegno. Per lui, fi!Il d'allora, l'obiettivo -spirituale umano più alto è il Genio; e più alto anc,ora, il .Samto. Vi sono state (pensa) ami.me di poeti, di santi, di taurmaturghi che seppero sprigionare da se stesse (non capiva, allora, ch'eramo istrumooti IIleltlemami di Dio) forze più o meno· potenti e operatrici di prodigi sulle, cose e sulil'mnime. Per– ché, dunque, non potrebbe diventar lui una di quelle ? P.erché, anzi, non si rivelerebbe pr,oprio lui, in un avvenire più o meno pros– simo, per la più gramde· di quelle anime, e colil poteri inauditi, capaci dli tra,sformare non questa o quell?amima, ma tutte, non questa o quel,la cosa, ma il mondo ? « La mÌlssfolile !)). << La vocazione!)). (In queste pal'ole cat,toli– che, adoprate da lui, sé cred~nte ateo, non c'è forse, da parte sua, UIIlimplicito ric-oliloscimento dell'esistenza di Dio, e, più amoora, d'un Dio trasc-endeinte, universale Padre e Re?). Esser chiamati, esser mandati! .Ma da chi? Dfoe: << Non credevo alla provvidenza (anc-ora infatti gli è permesso, e tutta.via sempre m®o, dli recal-' cirtrare al pungolo) eppure (dontililua) mi vedevo IIlel futuro c,o,me il messia e il 1salvatore delle genti. Eran voci che mi parlavano dentro .... )). Ohe g1lidicevano che <dl mo!Ildo andava assolutrumoote rinnovaJto. La vita degili uomilili - lenta, ·pesante, addormentata, volgare, :fisica, infernale - ,doveva div-entare tutta spirituale. Dopo l'età ferilila ,e l'età umana----,-l'età eroica, amgelica e divina)). Da priimo, credendo dli poter agire -~ugli uo;mini c,on la potenza sovrumama, ma quasi ancora ililtentata, della poesia, immagilila UIIl poema dello sitesSo genere, sebbene incomparabilmente più va,sto, della Dvvina (Jommedia. Il sogigetto IIl0IIl ~ nulla di meno che La1 Fine del l\fo!Ildo, la, Resurrezione deHa Carne, e (notate!) la non avvenuta apparizione di Cri-sto. T•ale poema avrebbe d!ovuto avere (dice) <<mine idiaJfoghi, centoonila ,scene, e tutta 1a vita oon tutti i suoi per1sonaggi ,millenari. La storia UIIliversale trasformata in BibliotecaGino Bianco
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