Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

Le pianelle del Signore --------'------- 49 volare'peI\l'aria. :È un vero pandemonio. Non s'è mai v,eduto più triste, ipiù ~u:vpefracasso nella casa deil Sig1nore, e noi non rhi,sciaimo a comprendere ida che mai esso p,rovenga e siamo tutti impensieriti e spaventati. Ora se è vero, figlfo mio, che vai a parlare oon nostro Signore, fammi il favore, domandagli a nome mio perché mai a.b– biamo ad accadere tutte queste diavolerie e che ho a fare io, servo suo, per annientarle. Chiedigli questo, figlio mio, e se ritornam.do a casa tua, ripasserai di qua oon una risposta sodkHsfacente, ti prometto non pure ,un giorno ma un anno di riposo fra queste sante pareti. - Oh lo farò, paidre, lo farò CBrtaìnente, - rispose Ilario, - e non per la ricompensa che mi promettete, ma in ,gratitudine del. gram bene che ho avuto ,da voi in questo ùOJi.lVento e ,per le vostre grandi cortesie. E baciatagli la imano, si oongedò ,da lui e si rimi,se in oommino. In sul mez~odì del giorno di poi Ilario arrivò finalmente a Lucca. Senza por tempo ilil mezzo, oorre allla chiesa del Santo Cro– cifisso, che ,si trovava nel mezzo della città, nuova di bei marmi e di ,statue ,so!Iltuo.se.Vi entra e si avvia dr~tto all'altare. Là, sotto aid un grande ombraoo1o ,di ,porfido gemmato, l'alta figura deil Rederntore p,einde;vadalla croce, col corpo straziato d[ magrezza, il oostato sanguinante e il capo redine da un lato. Era, tutto ignud,o il Salvatore, soltanto che sui piedi oongiunti alla ba.se della croce la fede ,di una pia dama della città aveva calzate due pianelle gemmate di :finissimo pregio e dis,egno. Ilario ,seinz'altro, giunto là, ,si buttò in ginocchio davanti alla sainta irnagillle e ,stretto il capo fra le maini le rivolse la sua umile, ardente preghiera. - O Signore, mi riconoscete? vi rioor,date ,di me? Io sono il povero erbaiolo lilario Rondinelli che l'amno soorso di questi tempi vi pre,stò tutto il ,suo da1J.1aro_ a,ffinché ,servisse ad abbellire la voistra chiesa. Per voi, ,Signore, ho venduto il mio ,asino e il ba– ,stò, e ceduto tutto l'aver mio, e sono vissuto per un anno nell'at– tesa e nella •speram.za di questo giomo benedetto. Ora l'amno è scaiduto ed eccomi qua, Signore, a ridomandarvi il mio damaro con l'interesse del oento per uno come mi aivevate promesso per bocca del vostro fra-te. Esauditemi, Signore, non mi abbando– nate. Tamte fatiche io ho sopportate e tamte privazioni e twti rimbrotti da mia moglie e beffe dalla gente. Ora, o Signore, voi dovete proprio rendermi quello che mi dovete per patto, e oo.sì me ne tornerò oontento _a casa mia e per tutta la, vita 1<Yderò il vostro santo nome. , Così pregava Ilario mentre di fuori il ,sole g'ià alto inond~v3i la città col ,suo fervido chiarore. Anche nella chiesa la pace era profonda e· lo -scaccino seduto s'una panca, in un cnnto della na- 4. - Pèuaso. BibÌiotecaGino Bianco

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