Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

Georges Sorel 41 de l'Entente a été un triomphe pour la ploutocratie démagogique >>. Lasci3.1Ildo ,stare questa entità, che, come almeno la ooncepiva il So- 1•el, è altju3Jlto mitologica, co!Ilstaitiamo !Iloiche nell'Europa deil do– poguerr,a 1sono ;più diffusi che in quella ainteriore i reggimenti e costumi po1iti,ci detestati dal Sorel. Così a lui, morto ne11922, 1110n rimase che rifugiarsi nel bolscevismo. Si può dire che le sue ultime pagine furono ,dedicate a fame l'apologia: c0:sì neil :poscritto già menzionato, o 1Uell'Appoodice III alla 4a edizio111e delle Consìdera– z-ionì cSiilla violenza. La •rivoluzione leninista aveva trionfato per vie toitalmeinte diff~r·enti da quelle teorizzaite in questo libro; ed era vittima -di UJ111a curiosa illusione il Sorel evoc3.1Ildo(nel menzionato Poscritto) a ,suo proposito l'idea del « governo dei produttori>>. Nes– suna rivoluzione più squisitamente politica, più antisindocalrsitica di quella bolscevica. 1\fa, non importava : egli sperava, grazie ad essa, - sooondo che termin3Jl1.oquei due ultimi .scritti -,- ((di vedere umiliaite le orgogliose democrazie borghesi, oggi cillli<Camoote trion - :frunti)), e diffuso dalla Russia fra i lav,oratori di tutto il mondo il grido: «'Morite agli mtellettualb>. In quanto all'•assolutismo e alla violenza bolscevichi, va da sé che no,i1 ,poteva1Uo costituire per 1ui nessuna p,ietra di scandalo. Vero è che 1Uelle Considerazioni (§ 4° del cap. V) egli aveva tenuto a distÌlll– guere tra la forza delil'autorità (,dall'alto, diciamo), e la violenza della rivolta (dal brusso), consider3.1Ildola prima come caratteristica delJa borghesia, Ila ,seconda del proletariato; e av-eva polemizzato c<,,ntro quei .socialisti che volevano semplfoemeinrtetrasferire la forza da1Ja -borghesia al pro~etariato, « e giungere a uno 1stato socialista, sostitutore di quello borghese>>: che è proprio quanto fece Lenin. Ma amche qui il Sorel profondo e costante finì per prendere il so– pravvento su quello superficiale ed oocasio1nale. Già nell' Ap,pendiice aggiunta alfa 2• edizione delle Illiisfons (1911) egli concludeva che rumrunità, esce qualche volta daJlla mediocriità sotto la pressione ener– gica di certe costrizioni, ma vi ritorna quailldo è abbandonata alle sue rtendenze proprie>> (p. 318) ; o, -per dirla con una lettera a,l OI'oce (25 germaio 1911, Critica., 1928, ,p. 343), che « i movw:nenti verso la grandezza sono sempre forzati e i movimenti verso la ,deoode111za .sempre natiiralì; la nostra 1I1atura è irriducibilmente portata a quel . che i :filosofi della sitoria rigual'dano come male, siia che si tratti di barbarie, ,s.iadi decadenza>>. Dunrque, ciò che -occorre è la forza per imporre il bene, .senza tante distmziOIIli di Stato e smdaca.to, di autorità e di rivolta. Qui veramente toochiarrno fondo nell' 3.IIlimadel Sorel. Per ,Sorel l'uomo è radicalmente malvagio. Sorel è agostini3Jlo e girunsenista, anzi manicheo e ultrama.nicheo: particelle dli iluce, per lui, non ce ne sono frammiste alla 11I1ateriamalvagia di cui l'uomo è impastato. Sorel conosce il peccato originale, ma nolil sa di una redenzione : BibliotecaGino Bianco

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