Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
40 L. Salvatorelli era meglio occuparsi d'altro. Così ill Sorel arrivava a confessare (illla senza accorgersene) ch'egli illOn aveva fatto mai altro se non Pideologo, e che il proletariato, la realtà sociale, il .movimento sto– rico nO!Il erano st8!ti per lui se no1nmateria (corp-iisvile) d'ideo/logia. Venille, ultima esperienza, ]ra, guerra. Il Sorell l'aveva sognata come alternativa alla rivoluzione proletaria, per rirtemprare la Fran– cia e l'Europa infrolHte dalla democrazia e dall'umaillitarì,smo. Ed ecco che, sopratutto iill Fraillcia, la democrazia .si metteva rulla testa della guerra, colle sue ideologie : giustizia, libertà dei popol,i, pace perpetua ed universale. La guerra allora apparve al Sorel il illau– fragio di ,quanto in Europa rimaneva di moralmente sano: « les ,po– liticiens j-aoobins, [es :fim.ancierset les noceurs des grandes métr,o– poles illetrouverO!Ilt plus aucune force vivante qui leur reproche leu:r– bassesse. La vieille Prusse qui se sentairt absorbée par la nouvelle Allemagne industl'lielle me ,semble vouloir mourir ,au milieu des fl.ots de saillg.... Je suis wn homme du passé, je ill'ai ptlus riein à dire à des. horrumes qui vont pouvoir affirmer hautement leur princi,pes jae-0- bins » (lettera a B. Croce del 22 ,settembre 1914, iiil Critica 1 1929.,. p. 51). Ma l',abbattimen,to, in Ufll.temperamento vivacissimo come quello del Sorel, 1110n poteva essere ,duraturo : mvetrtive e ,sarcasmi ripresero ben ,presto, e dlei fremiti ,soreliailli le lettere al Croce negli anni della guerra SO!IlO documento pieno d'iillteresse. Vi si ritrovano osservazioni acurte, iintuizioni quasi geniali ; noo era certo l'in,gegno che mancava aJllo scrittore infatioabìle. Ma vi si ritrovano aJI1che stravaganze tip,i,che : oome quando combatte le aspirazioni rumene s·ulla Tram.silvania, perché sesSaillt'an111iITTdietroi Rumeini erano tenuti là in conto di schiavi (Critica 1 1929, p. 123); o considera la spar,tizione del Belgio oome la soluzione più opportU1J1a(.p. 124). Il punto fondamentale era ch'egli nOlll si rendeva C0111to della con– dizione reale deltle cose : di fronte alla guerra europea nO!Ilv'era altra alternativa fra il paci-fismo (al quale il Sorel r:iimaneva estraneo) e la propagaJI1,d!a esercitruta sui fronti iinterni, volgendosi le ,spalle,. da-i,politici dei popoli combattenti. Non ,si poteva aJI1dara predicare ai soldruti e alle loro famiglie il sacrificio delle vite, degli affetti e dei fooola,ri domestici in nome dell'ideologia ,SOreliana dell'eroismo e– della, lotta purificatrice. Sollo qualche irregol 1 are ,poteva ,permettersi questo lusso: i governi dovevano :Sgolarsi a ripetere ch'erano stati oostretti, che facevamo una guerra difensiva, che [ottavano per lai giu,stizia e l'umwità, per la ipaice Uflliversale e perpetua. Il su– perideaHSJIJ.o ,del Sorell si sarebbe risolto in disfruttismo bolscevico ; e bolscevico, iillfo1tti,egli uscì dalla guerra. Questa non aveva portato (come in raltri tempi egli aveva profe– tato) una rii.nascita di marxismo, salvo nellla Ru,ssia di Leniill: se pur quello fu ed è marxismo. A·,guerra finita egli credeva di dove:r– co1nstrutare (poscritto alla prefaziOille dei Matériaux) : « Ja victoire BibliotecaGino Bianco
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