Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

24 A. Palazzeschi Il oorteo per recarsi alla stazione doveva 1passare sotto Ila luce lu– nare delle primissime lampade elettrich e da poco inaugurate nelle principali vie. Quando giunsero alfi.ne le cairrozze e in quella luce scialba tutti cercavamo la Regi na, ess a portava .sopra il cappello grainde a pala uin velo bianco oosì fitto che le nascondeva il viso completamente, e dal quale ruppena la punta del naso era possibile intravedere. I più esperti la rfoonobbero ugualmente dal posto che oocupava e dal saluto, mollti invece scombussolati d'al velo lllon ave– vano riconosciuta la Regina; e fra il si e il lllOsi acoesero le dispute onde convililcere i testoni. La oosa piacque il doppio, e il giorno dopo forse qualche signora della città attraversò le vie sola in vet– tura, celata da un velo simille a quello della Regina, per recarsi a comprare un giomale di mode alla Stazione. Non era rientrata a Palaz~o Pitti la Corte d'Italia che da villa Palmieri si muoveva la corte d'Inghilterra. Due visite alla distanza di poohi mililuti e che ,non duravano più di un quarto d'ora ciascUIIIla. 111 popolo era in subbuglio. Non avevamo dunque proprio nulla da racoontarsi ? Nemmeno il tempo di prendere un rinfresco ! Soltanto le Regine e i R,e potevano fare oose di quella specie. Passò prima rapidissima una staffetta rossa su cavallo nero, e poco dopo una carr,ozza chiusa che portava la Regina ililtravedibile appena, vestita d'i nero e ,senza ornamenti. Dietro però una carrozza grande e aperta era ricolma da quattro personaggi inaspettati, quattr,o principi indiaini 1I1el costume lussuosissimo del loro pa,ese, con turbanti pr,odigiosi e ravvolti in sete abbondantissime d'ogni coilore, tempestate di gemme perle e di diamanti; e .dietro ancora in carrozze scop,erw altri in turbrunte o im fez) in costume o all'eu– ropea, impettiti con tracolle e bracciali di gemme, quasi fossero in - caricati d'i portare il tesoro della Regina disaidoooa. Princip,i delle Indie ? Pascià di Egitto ? Correva tra la folla, la vooe. E i meg1lio informati dicevano che la Regina d'Inghilterra era amche Impera– trice delle lllldie, ed erano quelli 1principi e Re vassalli. Imperatrice delle Indie? Questo voleva dire tutta queilla gente in quel oostume ? Non c'è di meglio che lanciare al popolo parole pittoresche e 'un po' vaghe, meglio se vuote addi:irittm,·a, da poter riempire ,a secolllda della capacità e della fantasia; gli uomini politici ne sanno quaJlche oosa di quest'arte, e i poeti talvolta, ma lasciamo andare. Si era dunque nei r,egni delle fate o in quelli delle millle e una notte? Quello sairebbe stato il momento di dire « ora eh ? )), ma non lo disse nes– ,suno : il oollpo era stato tirato a dovere. E c'era UJ1 giorno che si poteva dire quello delle ino-lesi a Fi– renze: il Sabato Santo, Molti samno che in questo gior~o dinanzi alla cattedrale si svolge un rito, cristiano paganeggiante bellissimo, sette volte secolare: lo Scoppio del Carro, Il rito rruprpresenta la BibliotecaGino Bianco

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