Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

I 16 A. Palazzeschi / I :fiorentini Qo sanno tutti orma.i e si può dire, sono sempre stati pooo tene~i col prossimo, difficilmente rinunziam<? a quel frizzo ohe fimo dai .tempi antichi in questa terra sale r-ap1do dal cuore alla punta della 1Iingua,oosi sovente, e che il ~abbro è inc:11pacedi rattenere; nOIIlper malvagità, bene il contrario, ma per 11 gusto, segno di civiltà consumata 001che se in questo traffico poss01110 sembrare più civilli che umani, di scavare il riso ,profo1ndo, magari dalle oose più gravi e fastidiose, alleggerendole, volgendole da un lato migliore; e fame parte aigli altri generosam~nte C-Ome di un tesoro comune. Il riso fa buon saaigue, ed è oome 11profumo della vita in un popolo civiile. Ebbene o-li inglesi furono sempre lasciati in paoe a Firenze, poterono vi~ere oome vollero, amare quello che piacque loro di amare, quasi offrendo il salvacondotto dell'ilari tà in cambio del loro amore. SOiltamtodai quartieri più popolo.si d'oltrarno, campo delle loro gesta, il martedì grasso gi um.gevano nei quartieri del centro oomitive di ragazzi e di ra,gazze che si erano camuffati da inglesi, oon cwppelli di paglia e lunghi veli ciondoloni e cenci ad– dosso d'ogni specie e colore, avevano ombrelli, vaJligie, gabbie, bor– sette e ca.inocchiali a traoolla, percorrevano le vie principali molleg– gi001dlosi sulle ga.mbe e ripetendo un'unica parola: yes) fra il popolo ridente. La loro vita era campestre dentro Ilemura cittadine, le abitudini .semplici e signorili, le loro case adornate sobriamente di belle cose toscane autentiche scelte o scovate coo amorevole cura quamdo ancora noo erano apprezzate da noi; vi si ,poteva incontrare quaJche vecchio signore inappuntabile e qualche giova,ne un po' evanescente, coi quaJi tenevamo conversazioni da educamde all'ora del thè, ri– dendo a ,squarciagolla dli facezie, spiritosaggini o galanterie insi– g,ni:fi.camti(era ·sempre tra i convi,tati un oane pareggiato) o discu– tendo gravemente su cose di cui nOIIl tutti avremmo saiputo ricono– scere la gravità. Vivevano.... senza mangiare, che ,si cibavano di nonnulla, dolciumi, frutte, verdure; e il loro abbiglia.mento era quale l'ambiente aveva saputo ispirare; e che se a prima vista poteva disorientare P.osservatore p~ifico e un pochino poltrone, non era difficile rintraociarne le pr•òveniooze legittime richiaman– dosi alle chiese e aJlle gallerie, chiostri musei e cappelle. Sacerdoti all'altare? Chierici, toreador, farfalle, pao-o-i? Contadine della provincia di Siena ? Forosette o villanelle ,di Mootucrhi e di Ca– reggi? Dame cinquecentesche, regine, armi()'eri Re .~agi arcan– geli ? E non di rado .molte di queste oose in~iei:ie. A!Ilne? 'Mari.e ? Gioconde ? Ele01I1ore ? Simonette ? Lucrezie ? O sotto velli vaiporo– sissimi, anche nei rigori dell'inve~no, si oontorceva un pooo casta– mente il corpicciuolo, simili a quelle doozelle dal collo lungo lungo e un pochino torto, e gravide di fiori, che si ammiramo tanto nei BibliotecaGino Bianco

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