Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

6 A. Momigliano forse questa volta il Mam.zoni chiedeva troppo all'illustratore; e il tema che egli propooe, rimane come ulila sintesi di autocritico finissimo, più che come la traiccia di tllll possibile disegno. I~ ?onin ricalcò COlll diligenza l'indicazione del suo autore, con diligenza di «traduttore», ma senz'efficacia. Veniamo al c-01I1te zio « al passo di gigante» fatto dal suo ere- ' . . dito per 1a si1I1golareconfidenza che gh aveva 'Illostrato 11 conte duca dicendogli « a quattr'occhi, nel vano dJuna :finestra, che il duomo di Mi1am.oera il tempio più grande che fosse negli stati del re )). Il Manzooi traccia la scena : Le due figure a wn/estremità: a.ll' altra ivn gri1tppo di cortigiani 1 ). Suggerimento semplice: il Gooin non ne ricavò gram. che; e forse IIl-On era possibile. Assai più notevole il soggetto che il Manzolili ricavò dalla fa– mosa ri sposta d el conte zio alle insinuazio1I1i deJlnipote Attilio sulla carità «gelo.sa )) di padre Cristoforo per Lucia : « ' IIIl'tendo ' disse il oolilt e zio; e sur UIIloerto fondo di goffaggine, dipintogli ilil viso dalla natura, velato poi e ricoperto, a più mani, di politica, baJlenò 111I1 raggio di malizia .... )): La sola testa del personaggio ohe parla, o un terzo d'i figt11ra,se par ohe torni meglio 2 ). Anche qui, come· 1I1elil'istruzio1I1e Le due teste sole, una luce d 1 a proiettore, una ma– lizia e uno spasso da .gram.deumorista. Si capisce che il Manzoni la vedeva ·quella testa, mentre scriveva, e avrebbe voluto che il di– segnatore, perohé egli potesse godersela meglio, glie la mettesse sotto gli occhi sola sola, con quellle sfumature discordi e sto1I101te. Ma ,pretendere la sola testa era voler troppo dalle modeste atti tu - dini :fisionomiche del G-onin; e l'artista, IIlO!l1 potendo dare al M,run - zolili quella faccia isolata nella sua ineffabiJle luce di goffaggine e di malizia, gli diede urn terzo di figura, facendlo - per quel che si vede - un onesto ~forzo per-ché quella faccia parlasse. Alla fine del coUoquio, come male deJl capitolo 18°, le ultime, pateme, parole del conte zio: « E abbiamo giudizio», con l'indi– cazione : I due personaggi colla, mano alzata. Prima aveva scritto : I due personaggi in piedi : ·il conte zio, colla mano alzata 3 ). E l'il– lustraziooe di Gonm risponde alla prima idea del Manzoni, che -sembra più naturale: poiché n~l1la vignetta il gesto del IIlipote avrebQe reso meno espressivo quello dello zio. Quest'istruzione aggiu!Ilge al test-O del romanzo un gesto signi– ficativo. Altre -nolilaggiungono nuilla; ma tutte mirano a mettere ilil rilievo gli atteggiarrnenti più ridicoli •del com.te zio. Il quale CO'Ill'erada aspettarsi, ritorna c-ome materia decrna d'una o-rand; "' "' 1 ) Seguono queste altre parole : La fi,sonomia del conte-duca, quale sarà ner suo ritratto, al 'lllltm. 0 55. Foglio 23; cfr. l'illusb.'azione a p. 355. 2) Fogl-io 23; cfr. l'illustrazione a p. 357. 3) Foglio 23; cfr. l'illustrazione a p. 360. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy