Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
124 Anthologie des Essaystes Français contemporains rebbe invece da epoca assai più recente. ·Nella loro prefazione gli Ano– nimi ci spiegano « que toute grande rénaissance littéraire est avant tout un bouleversement de la poésie », e possiamo,. per un momento, mandar buona la spiegazione. Ma, anche dato ciò, l'::i,sserito esprit moderne non accenna ad uscire dai limbi dell'indeterminato e ad illuminarsi di qual– che luce. I compilatori non sanno che intrattenerci su « la diversité, la multiplicité divergente des idées », sul « gro11:illementterrible d'idées contraires » che caratterizzerebbero la nostra epoca, e sull'incertezza che ne deriverebbe riguardo ai valori fondamentali della nostra ci– viltà, tale da aver indotto alcuno di questi saggisti a pronosticare cli una decadenza europea o a denunciare un nuovo mal du siècle. Ma quali di esse idee abbiano il requisito d'una sufficiente modernità, e a quali manchi, non ci è dato sapere. Val meglio, dunque, affrontare direttamente la lettura del grosso volume, non senza però aver detto prima qualcosa circa il «saggio>> come genere letterario, e il modo come viene -inteso dai compilatori dell'Antologia. Modo che, per quanto possiamo giudicare, pecca di qualche astrat– tezza, venendo il saggista a differenziarsi in maniera assai distinta sia dal critico che dal filosofo, senza che si riesca a capire quale sia il terreno suo proprio. « Le veritable créateur d'idées neuves c'est le phi– losophe. L'essayste recrée, en un certain sens, des idées déjà ewistantes >>. Da queste parole, il saggista apparirebbe come un semplice divulga– tore e applicatore d'idee altrui, in una evidente condizione d'inferio– rità di fronte al filosofo, inferiorità che poi resta esclusa, in pratica, dagli stessi richiami che i. compilatori fanno alla ricca fioritura di mo– ralisti e d'enciclopedisti di cui la tradizione francese andò in ogrii tempo illustre, da Montaigne e Pascal .a Renan, a Joseph de -Maistre e La– mennais, i quali non furono certo passivi divulgatori, ma, ciascuno a suo modo e nei suoi limiti, pensatori originali e vivi, se anche la loro meditazione difettò in qualche modo di tecnica -filosofica e sistematica. Una definizione più aderente del «saggio», in questo caso, ci sarà dato ricercare piuttosto nella caratteristica inclinazione della mente francese per le cosiddette questioni generali, per le idee nel punto in cui s'inse– riscono nella pratica e nello spirito del tempo : inclinazione che riscon– triamo persino nei filosofi propriamente detti, come ci lascia intendere, per rifarci a un esempio recente, il ricco apporto psicologico e morale della filosofia di Bergson. Evitando di ricorrere ad un concetto teorico di « saggio >> e inten– dendo invece concretamente tale termine in relazione ai caratteri tra– dizionali della cultura e del pensiero fr.ancese, potremo spiegarci come, -, sotto la denominazione generica di essaystes, si trovino compresi, in quest'Antologia, ,filosofi come Alain, critici come Thibaudet, Rivière o Jaloux, sociologi come Leroy, storici come Bainville, romanzieri come Larbaud, Arland o Maurois, poeti come Valéry, tutti colti nelle parti della loro opera di natura più strettamente moralistica o teorica. E ciò ci aiuterà pure a comprendere come difficilmente ci si -possa imma– ginare un'antologia del genere composta di scrittori italiani contem– poranei. La rigorosa distinzione fra le diverse attività spirituali che domina nella nostra cultura recente, e che il Croce ebbe a codificare BibliotecaGino Bianco
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