Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
OH. Du Bos, Le dialogue avec André Gide ecc. 121 c~e confermano un dono di imitazione verbale degno del Rivière; pa– gme su Joubert, su Pater, su Nietzsche; riflessioni su problemi di estetica; meditazioni, «interni», conversazioni -con Rilke e con Gide .... C'è di tutto, e tutto è toccato in modo prestigioso. Ma rari sono gli spiragli s1;1ll'« uomo» Du Bos; e pochi o punti accenni s'incontrano su un fatto immane come la guerra o sulla crisi religiosa che ha, trava– gliato il Du Bos. Troppe pagine lo scrittore ha tenute per sé perché il suo ritratto esca compiuto da quelle pubblicate. ,L'intimo foyer del Du Bos arde con fervore più assiduo e rivelatore nel Dialogue aveo A_ndré (!ide : un. libro_ nel quale, anche stavolta, anzi più che mai, il gioco riflesso dei suoi specchi, le continue interferenze delle diverse preoccupazioni culturali tra le quali si muove l'autore, quel suo rifiuto del «-distacco ii critico che pare a lui una sorta di rinunzia e cli conformismo spirituale, lo inducono a una critica labirintica e sinuosa che non conosce un attimo d'arresto, una olairière nèlla selva delle notazioni, ognuna delle quali, punto per punto, è data come essenziale, salvo a scadere un istante dopo nel limbo dell'« approssimazione ii. Questo atteggiamento del Du Bos, che gli è connaturale fino a un certo segno ma è stato qui aggravato da altre cause, come vedremo, ha un immediato riflesso nel suo stile, stile aggrovigliato, folto di paren- · tesi, di citazioni e cli formicolanti, interminabili note a piè di pagina. Allo scrittore non sono mancati, com'è naturale, rimprover~ e querelles per cotesta sua incontinenza formale che pare a taluni, ed è forse, tanto lontana dalla classica chiarezza francese. Ma il Du Bos non ama quelle forme di equilibrio che possono nascondere il pericolo e la lusinga di un comfort spirituale, di una, diciamo così, smobilitazione del senso onnipresente del dolore nella vita. S'indovina che il maggior ostacolo del suo ritorno al cattolicismo è stato il terrore di cotesta quiete, nella quale André Gide immerso fino in fondo nel suo « sophisme de bonne foi ii continua a ravvisare, baloccandosi coi versetti del Vangelo sforzati a rivelare il loro gidismo virtuale, una stasi dello spirito, e in defini– tiva una poco virile abdicazione. Ma per fare ancora un rilievo sullo stile del Du Bos, è abbastanza strano che siano state rivolte a questo stile le critiche che abbiamo ricordate senza porre mente al fatto che giustifica in gran parte le accidentalità formali dello scrittore : ed è che in lui le « costanti ii sono quelle del moralista, non quelle del puro critico e dell'esteta. È il caso di Gide rovesciato. Il Du Bos scrive in sostanza questo suo grosso libro per dirimere, in Gide, le « costanti ii del– l'artista dalle « incostanti ii dell'uomo. Amico da sempre del Gide, am– miratore fervente del Gide critico e artista puro, il Du Bos non s'illude, specie dopo il suo ritorno al cattolicismo, di poter avallare dinanzi alla propria coscienza la confusione di arte-vita, il fastoso, e in fondo cosi triste marriage of Heaven and Hell che sotto i segni di Blake e di Dostoyewski il Gide va perpetrando neg_li ~ltimi an~i ~ ch_e giunge fino a permettere la contempo_ranea pubbhca~101;1-e ~el diari? mi– stico Numquid et tu? e delle compiacenze sessuali d1 Si le grain ne meurt .... Perché Gide tollera o favorisce certe coincidenze? Nel porsi la domanda il n·u Bos conscio della statura spirituale di Gide, e ,. . d'altra parte troppo sensibile artista egli stesso per perdere 11contatto BibliotecaGino Bianco
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