Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

120 U. ZERBINA..'l'I, Inno al Cielo Non mi farei meraviglia se la particolare freschezza con cui sono cantate le alte regioni del cielo, abusatissime in poesia, trovasse la sua origine nell'esperienza viva del poeta; a differenza dei suoi predecessori, egli infatti le avvicinò davvero e non per metafora, essendo stato aviatore nel tempo della guerra. Nel principio della quinta strofe la canzone si mantiene senza sforzo in quella medesima altezza, per poi scendere con appassionata solennità ai versi della fine, un poco incerti se paragonati col resto. Con ciò non s'è inteso altro che invogliare a una lettura diretta, sulla preziosa stampa dell' Officina Bodoni, lieve portento dell' arte ti– pografica. Poiché l' interesse e la novità maggiori dell'Inno al Cielo , stanno proprio in quel che non si può riassumere né citare : nel disegno intèriore, nella ratio stessa del suo movimento, che è musicale, non plastica, e da riferire più ai valori del tempo che a quelli spaziali. È un caso rarissimo che questo genere d'ispirazione, squisitamente roman– tico, trovi presso di noi un'espressione tanto limpida e tanto sicura. LoRENZO MONTANO. CHARLESDu Bos, Le dialogue avec André Gide. - « Au Sans Pareil }>, Paris, 1929. Fr. 25. - Journal intime (1908-1928). - « La Pléiade », Paris, 1929. (S. p.). L'anno che finisce ha segnato per Charles Du Bos un successo che la, scarsa eco destata anni fa dalle prime due serie delle Approximations non lasciava forse prevedere. Il Du Bos, noto fino ad oggi a un pubblico ristrettissimo e forse non egualmente accetto in tutte le zone delle vario– pinte élités (mi riesce difficile spiegarmi la sua esclusione dalla recente Antologia Kra dei «saggisti» francesi), ha dato fuori l'uno dopo l'altro quattro volumi che hanno dimostrato anche ai più distratti quanto sia stata intensa e proficua la sua lunga vigilia: una terza serie delle Approximations, meno densa delle precedenti ma sempre impor– tante per il saggio su Mérimée che apre il libro ; un vasto volume sul Byron concepito « dans la direction du portrait écrit » ; e infine le due opere che si ricordano qui : un J ournal intime e un vastissimo saggio su André Gide, che si completano a yicenda in modo singolare per– ché Gide è una delle figure che più spesso ci accade d'incontrare, di persona o in ispirito, nel giornale, e perché allusioni e richiami con– tinui al diario nel corso delle varie lezioni sul Gide rimandano di frequente la nostra attenzione alle pagine del ·giornale. Del « Giornale» diremo assai poco, anche per la natura stessa del libro che non consente rendiconti frettolosi. È uno specchio prezioso del Du Bòs, ma uno specchio che ci è dato a frammenti e nel quale cerche– remmo invano il cemento, la continuità interiore di altri diari come quelli del Guérin o dell' Amiel. Pagine squisite su Ingres e altri pittori, BibliotecaGino Bianco

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