Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

D. CINELLt, Oalafùria 117 voluto essere il romanzo. tipico d'amore, il libro a due, dove tutto poggia sul gioco chiuso di due anime. E il nodo del dramma doveva consistere, se non sbaglio, nella difficoltà ad intendersi tra Tommaso e Marta, - la quale, da bambina divenuta donna, s'è innamorata del suo liberatore, - finché tra i due amanti sorge, a dividerli, l'ombra del passato. Ma quale passato ? Fino a che punto Marta bambina sia stata spinta nel vizio, nel libro è detto e non ,è detto; e in ogni modo, se violentazione ci fu su una bambina inconscia e pur con tutte le sue forze. ribelle, nulla dell'ombra vera del male è rimasto in lei. Marta giovinetta è tutta sanità, intelligenza, sensibilità o simpatica scontro– serìa; e se il ricordo dell'onta subìta qualche volta ritorna, in forma tanto più violenta quanto più esterna, esso non scalfisce la fonda– mentale sanità del suo carattere. E che cosl;l,può valere il ricordo di · una colpa involontaria in un tipo come Tommaso che ha salvata Marta bambina, che l'ha imposta al malumore d~i pa~enti, la vede crescere accanto diritta e orgogliosa, e che, quando, venuto l'amore, s'accorge d'averla resa madre, non esita. un momento a sposarla? Il disagio tra i due è affermato, è spiegato, ma :i;iulla può convincere che esso sia fon– damentale. Tutti e due, Tommaso e Marta, sono troppo alti, troppo diritti e seri, per poter dar peso all'opinione del mondo, 'alle piccole maldicenze dei vicini. « Nonostante la sua tendenza a riflettere con tanta serietà sulle cose umane, - dicevo qui in una nota di qualche mese fa, - Cinelli è in fondo ottimista e idillico )); e concludevo che nei suoi libri dramma vero non c'è, perché « le radici del male non sembran·o toccate)). La stessa cosa potrebbe ripetersi di quest'ultimo romanzo. E in verità non si arriva a capire perché due bravi figliuoli come Tommaso e Marta, dopo essersi amati e sposati, vadano a finire in si trista maniera: Marta che fugge con i[ bambino ancora in ,grembo e fa credere a un suicidio, Tommaso che per disperazione si getta a capo– fitto nella guerra, e vi trova la morte pochi giorni dopo aver avuto la rivelazione che Marta e il suo bambino sono vivi. Giustamente ha ricordato a questo punto il Borgese che a C'inelli piacciono le fiabe, ed egli è infatti anche scrittore di fiabe per bambini ; ma è per lo meno temerario descrivere con quasi i colori di una fiaba, svelando subito che si tratta di cose raccontate da altri e non viste, quella tremenda realtà di cui esistono ancora tanti testimoni : l'ultima guerra. Con tutto ciò dire che in questo libro non si ritrovino alcune delle qualità di Cinelli 'scrittore, alle quali abbiamo accennato, sarebbe negar troppo. Basta che Cinelli lasci le linee sforzate del dramma e si riposi nell'idillio, o si metta, per esempio, col suo profondo senso della na– tura di fronte alla cupa scogliera di Calafùria, perché egli si ritrovi scrittore. Anche le pagine che descrivono come in Marta, accanto a Tommaso pittore nella vita libera, sul mare, rinascono le qualità arti– stiche del padre' hanno tocchi delicati; e a me sembrano tra le più riuscite del libro: E in generale si può dire che tutta la figura di Marta, anche se non si ingrana nel dramma che il suo autore voleva creare, è felice. « L'evoluzione nelle sagome castigate della giovinezza - dice BibliotecaGino Bianco

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