Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

A. MONTI, I Sansossi 115 !erà l'azienda, non potendo vincere un affronto che gli han fatto; ma m realtà perché questo ragazzetto - il piccinerro - ha bisogno d'aiuto ora eh~ c?mincia a tradurre Fedro, Cornelio, ed è alla soglia di Ce– sare, d1 Cicerone, di Livio. Il piccinerro sarà bocciato ? Non fa niente: avrà maestro, magister, il papà. Questo è il più bel punto del libro : il capitolo s'intitola I deàlismo, e chi l'ha scritto dirò senz'altro ch'è un grande educatore, e un poeta. La, scuola intesa, sentita cosi, è davvero la cosa più bella, la più alta cosa del mondo. Precettore, maestro, compagno, amico, questo papà, quest'uomo ormai cinquantenne con l' anima chiara d'un bambino, è senza saperlo un grand'uomo, anche se in dimesso abito borghese., Il ragazzo supererà esami dopo esami, entrerà trionfalmente in quel mondo della vera e sola cultura, quella che forma l' uomo ; egli sarà il realizzato ideale che il padre non ha potuto raggiungere per sé, e a cui ha spinto con tutte le forze il figlio. Compagno, il papà conduce ogni domenica Carlin a fare lunghe passeggiate sulle colline di Torino ; saliranno insieme a Superga, vi torneranno per accompagnarvi il fe– retro del Principe Amedeo; amico, racconta al figliolo i fatti della storia, le azioni dei Re di Savoia, le favole dell'infanzia, le avventure dei poemi. In quest'aria mossa, colorita, nel calore di questa umanità di poesia e di storia, padre e figlio vivono i loro giorni; e tutto di– venta autobiografia, direi fatto personale, sia la rinuncia alla corona di Spagna del Principe Amedeo, che i personaggi e gli episodi d'un poema, e una gita per via· impervia a ,Superga, attraverso i boschi. Diventa fatto personale anche la storia sociale e politica torinese di quegli anni, quando cominciava la grande in-dustria moderna e la città s'allargava, cresceva, s'abbelliva, diventava un centro di vita italiana. Ma questo trapasso, come l'esperienza, i casi, le semplici avventure di questo papà e di questo figliuolo, non sono cose dimostrate, esposte secondo l'esteriore progredir della cronaca, ma narrate, direi, dall'in– terno, tenendo cioè gli occhi al reale, concreto cres~ere spirituale di Carlin e del babbo: due anime in una, che potrebbero, en passant, dimostrare anche come sia fallace e artificiosa quella pretesa incomu– nicabilità morale degli spiriti su cui si fonda certa speciosa letteratura d'oggigiorno. Nè il narratore, nonostante parte della ma~eria e il tono morale, patetico, dei personaggi, fa del patetismo sentimentale. e, fa: miliare; racconta certo con abbondanza, forse con una mezzamta d1 stile parlato e diretto spinta talvolta all'estremo; ma non se ne ha fastidio anzi la cordialità semplice e ·piana, del tono è in questa, « cronada » un'attrattiva di più. Che si penserebbe infine se dicessi che molte pagine di ques,ta « cronaca» sono com~ov~nti; che suscita~o quella commozione che si prova quando uno ti n~voca_ col .cuore _1~ mano (ma con arte o meo-lio senz'arte apparente) 1 suoi can affetti . ' b f . In mezzo a una letteratura tanto furba, ecco, questa « cronaca am1- liare » è bella proprio per la sua umanità, per _la sua grande cordialità di tono; dirò la parola, per la sua calda bonta. G. TITTA ROSA. ibliÒtecaGino Bianco

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