Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

114 Studi pascoliani --------------- una esistenza non regolata e non sobria». Il Bianchini, che meglio d'ogni altro poteva conoscere l'organismo del Pascoli, si indignava di questa sciocca leggenda. Il suo grande amico, da buon romagnolo, amava la buona tavola e un buon bicchiere di vin .puro ; ma non era un disordinato, e di tutt'altro mori. I futuri biografi sono pregati di prenderne ?'tto. GIUSEPP.ELIPPARINI. AUGUSTOMONTI, I Sansossi (Gli spensierati). - « Ceschina », Milano, 1929. L. 12. « Cronaca domestica piemontese del secolo XIX >> avverte il sotto– titolo; e s'intenda della seconda metà, anzi dall'8O alla fine del secolo. Una famiglia, di monferrini, - il papà e tre figliuoli, - scende a T-o– rino, dopo un guaio economico, la perdita d'un mulino; e il papà che trent'anni prima a Torino aveva fatto, disordinatamente, i suoi studi e poi li ha interrotti, vi torna con i pochi indumenti e i pochissimi soldi salvati, a cercar fortuna, o almeno da vivere, per sé e i figliuoli. S'al– loga in un paio di stanzette d'un rione popolare; Dio aiuterà. Il papà è uno spensierato, un uomo con la testa fra le nuvole, un ottimista, un·ottima pasta d'uomo; vuol tanto bene ai figliuoli, ma è incapace di mettersi a lavorare; ha la mente piena di ricordi classici, di letture generose e affrettate, latino, storia romana, poemi cavallereschi; vor– r()bbe perciò dare ai due maschietti una cultura classica, ginnasio, li-· ceo, università; e certo, la famigliola andrebbe a finir male se non intervenisse al momento giusto uno zio, testa quadrata e un po' dura, che toglie il maggiore dagli studi classici, lo manda a guadagnarer commesso in un'azienda, spinge anche il papà a buscarsi da vivere, e s'insedia in casa a comandar lui. La famigliola si rimette in carreg– giata: in casa ora si mangia, c'è nelle feste anche il dolce. Ma per il papà non è questa la soluzione, quella ch'egli accarezzava; il papà non è un piccolo-borghese di costumi e di ideali, anche se ha tutta l'apparenza, e vive nell'ambiente d'un piccolo borghese. La vitale, sep– pure confusa cultura classica che gli fermenta nel cervello, ha bisogno d'uno sfogo; prima aveva pensato di mettersi a scrivere, e anzi que– sta mania dello scrivere, da storico, poeta e riformatore, ce l'aveva avuta un po' sempre; ma da qualché delusione condita dal carmina non dant panem se.d aliquando famem, non gli poteva restare altra speranza fuor che quella di ';'edere almeno un suo figliuolo avviarsi per la strada regia della cultura classica, degli alti studi d'umanità. Questo figliuolo c'·è, è Carlin, l'ultimo, il più piccino: lo manderà al ginnasio. Ma col figlio al ginnasio, che comincia a mordere regola– tamente a quel frutto di cui lui papà non aveva mai potuto suggere il succo intero, come potrà egli seguitare a far l'impiegato, il piccolo, anonimo, intristito impiegato in una grande, anonima azienda? Pian- BibliotecaGino Bianco

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