Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
Stwdi pa,coli'ani 113 Gli scritti di questo volume secondo cominciano con uno studio complessivo di Luigi Pietrobono, Giovanni Pascoli, Tivolto in parti– colare contro « coloro che si sono affrettati a giudicare il Pascoli un decadente o un arcade, un debole o_ un piagnone » il quale « non si stanca mai di persuaderci alla rinunzia e alla rassegnazione ii. Il Pie– trobono, che è uno degli studiosi più acuti e un innamorato del suo poeta, conclude all'incontro che « anziché un naufrago della vita, bi– sogna proclamarlo alto, fu, come uomo, un forte e, come poeta, un esaltatore di tutte le virtù eroiche >i. La tesi ·no:r;,. è nuova; piace, tut– tavia, vederla confrontata e sostenuta con tanta abbondanza di argo-, menti e.con cosi appassionata eloquenza, e, come si suol dire, messa a punto in maniera definitiva. Un altro profondo e geniale conoscitore della poesia e del pen– siero del Pascoli, espertissimo anch'egli della intricata selva delle sue interpretazioni dantesche, Luigi Valli, ci discorre di Dante nella poesia· di Giovanni Pascoli. Secondo il Valli, - e la sua dimostrazione non potrebbe essere più chiara, - le teorie dantesche del Pascoli, cosi nuove e cosi combattute, illuminano l'opera del poeta, specie negli ultimi tempi, quando anche nelle poesie di lui si vede comparire « l'idea o la formula della Croce e dell'Aquila»; cosi nella Canzone del .Carroc– cio, nell'Inno secolare a Mazzini, nel poemetto Tolstoi, nell'ode Alla cometa di Halley. La bellezza e la serietà di questo studio del Valli consiste principalmente nel fatto ch'egli spiega Pascoli con Pascoli e si serve delle teorie dell'esegeta per chiarire l'opera del cantore. Si potrà non credere in quella « idea o formula» ; ma non si può igno– rarla, se si vogliono intendere certi aspetti della poesia del Pascoli. ,Sui Poemi di Ate inizia una serie di studi estetici dal gusto infor– mato e sicuro, Letterio Fucile; nel primo si discorre del primo dei tre poemi, Ate, la dea funesta dal passo legge'ro, che perseguita col ri– morso gli omicidi e li induce a morire. « Sono i poemi del delitto, non solamente in quanto esso è tale, ma in quanto si tramuta in pena, in sofferenza interiore; sono, possiamo anche dire, i poemi del rimorso 1>. Il commento che segue è acuto e minuto, fin troppo, con certe notazioni di tecnica poetica che piaceranno agli esperti. bopo un breve studio, di Domenico Claps su Le epigrafi di Gio– vanni Pascoli, con il prezioso contributo di una che, pubblicata anni sono in un quotidiano, poteva àndare dispersa, Giuseppe Lipparini ricorda la figura fisica e spirituale del primo « editore degli Studi», Oliviero Franchi; A. G. Bianchi alla sua volta rievoca quella del « medico del Pascoli», il professore Severo Bianchini; e Lina Fantini ci parla di un altro scomparso indimenticabile, Ermenegildo Pistelli. Se– guono notevoli recensioni della Fantini e del Briganti; la continuazione dell'utilissimo Saggio di bibliografia pasc;oliana di Angelica Valli Pi– cardi, e degli Spogli, anch'essi preziosi, di Gabriele Briganti e Mario Ferrara. Nello scritto del Bianchi è da notare un particolare importantis– simo per la biografia del poeta e, perché no ?, per la sua fama. « Allorché il Pascoli ammalò allo stomaco di un tumore, e questo toccò il fegato, vi fu chi volle vedere nella sua malattia la conseguenza di 8. - Pègaso, BibliotecaGino Bianco
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