Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

F. TRAB.A.UDI Fosc.A.RINI, ll pensiero di Carducci 111 che sugli studi ben fatti, su una stilistica bene appresa, si possa fondare qualcosa di vitale e di indipendente, un'arte dico riflessa, con un raggio di bellezza creativa. La poesia di Carducci, in questo senso, è stata per i buoni intenditori, ed è ancora, una specie di critica in potenza; e a fianco della sua prosa ha creato un modo di leggere, il più vero, direi, e il più diretto. Ora, in questi indici, ciò che mi pare sia rimasto sacrificato è pro– prio quel senso nascosto che l'opera del Carducci porta, dov'è critica in atto, cioè giudizio, e magari sfogo e indignazione; e dov'è, in sede d'àrte, realizzazione di quel giudizio, è di quello sfogo e di quella indignazione. A parte la quistione di metodo, che poteva suggerire alla 'l'rabaudi Foscarini di servirsi il più possibile cl.elle parole del Car– ducci, dove giudica e si esprime positivamente, non dove esce in astrat– tismi ricevuti, (e di questi astrattismi gli indici son pieni, e di elenchi, e di sommari ripresi quasi materialmente), bisognava nell'opera del Car– ducci (perché la Trabaudi Foscarini dice •« pensiero >> ?) estrarre le voci atte a suscitare quella vita e quella ricchezza che nel Carducci esiste, e non contentarsi solo dei nomi propri, o di quelle voci comuni e stan– che che nel Carducci si ripetono appunto perché significano meno, quando addirittura non significano nulla. Cerco e non trovo, in queste settecento dense pagine, sole, luna, cam– pagna, mezzogiorno, delle cui immagini è piena non solo la poesia, ma la prosa carducciana narrativa e lirica; e pensi ognuno che bei ca– pitoli si sarebbero potuti comporre, e che quadro vivente delle « pre– ferenze » carducciane, non di immagini soltanto, ma di sentimento e di tono poetico. Cerco cicale, e manca anche l'accenno a un'ode dove le cicale cantano come forse mai altrove, con tanto tumulto ( « .... Udi van gli olmi bianchi di polvere Lei stornellante su 'l meriggio .Sfidar le ·rauche cicale a i poggi))). Cerco i nomi dei fiumi, dei bei fiumi d'Italià che Carducci lodò e cantò, e trovo sì i rimandi, fedelmente, ma non _già trascritt~, quella sapiente e antica e nobile aggettivazione, che è come una corona di grandezza di cui il Carducci sempre li volle cingere. E lo stesso dicasi delle città. E non è neppur ricordata la voce senato ; e quel « piccolo senato» di Comune rustico .... sparito! Piccolezze ? Son quelle che fanno belli gli indici, e per cui gli indici servono più. Allora il lettore che già. sa, scorrendoli, ricorda e, dentro sé, rinnova la musica d'una volta 1 o il piacere d'aver letto; l'altro let– tore, che ha da cominciare, si prepara e s'intona a quel gusto. Lo so, che questo non doveva né voleva essere un indice stilistico, ma so an– cora, come cosa certa, che da quest'indice la faccia del Carducci è as– ~ente. La Trabaudi Foscarini ha operato con una giustizia anonima, e ha tolto, cert'o senza volerlo, il risalto a tutto. Eppure, se ci fu scrit– tore che senti passionatamente, e fece tanto per inas:r;>rire fin le appa– renze, questo fu il Carducci. Occorreva dunque uno studio, nel propor– zionare la materia e le voci, accortissimo. Qui invece il paragrafo, met– tiamo, su Poliziano somiglia al paragrafo su Manzoni, quello su Savo– narola all'altro su Machiavelli. Nel Discorso quarto sullo Svolgimento della l(!tteratura nazio,nale, c'è, a modo di contrasto, in fondo a una bellissima e mossa sceneggiatura del quattrocento italiano, un cenno J B1bltotecaGino Bianco Il

RkJQdWJsaXNoZXIy