Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

DANTE, La, t'ita nuova ecc. 107 singolare esperienza, fatta di alte gioie e d'angoscie profonde, d'esul- / tanza solitaria e di segreta tristezza. In un certo senso anche noi, giunti a questo punto, potremmo chiamar simboli le donne degli stilnovisti, nelle quali la creatura terrena -è cosi pallida e lontana: simboli non però d'alcunché d'esterno e diverso,_ bensì della potenza stessa d'amore: idee vagheggiate e accarezzate nella mente, quasi sintesi d'una nuova e migliore condizione della coscienza,. Il poeta stesso è in qualche modo anche lui un simbolo: rappresenta, l'uomo su cui la passione d'amore opera perfezionandolo moralmente. E intornQ a, lui e alla donna, - crea- , ture a mezzo tra l'allegoria, e la realtà, - si muovon le minori perso– nificazioni: Pietà, Merce9-e, la coorte degli spiritelli. Questi gli schemi (talora artificiosi e monotoni) attraverso i quali s'esprime questa poesia psicologica. Schemi non diversi nella sostanza, se pur lontanissimi nelle forme, da quelli cui obbediscono i letterati moderni : e necessari in qualche modo anche, come quelli che costituiscono l'atmosfera rare– fatta e irreale, di cui una tal poesia aveva, bisogno per nascere e vivere. Anche la Vita nuova è un'espressione poetica del dolce stile. E non è, neppure nella, sua, forma, estrinseca di narrazione ordinata e eompiuta d'una storia d'amore, qualcosa, di molto singolare e nuovo. (Non sarebbe difficile infatti elencare altri esempi consimili nella let– teratura del Dugento). Non può ·quindi esser interpretata senz'altro veristicamente, quasi fosse la trascrizione precisa, e documentabile d'un brano di realtà vissuta. Ma neppure è il caso di chiuder gli occhi alle ehiare e sicure testimonianze che ci a,dditano una sostanza di verità alle origini e nel nucleo essenziale del racconto. Gli ,stessi artifici re– torici e dottrinali, la, pesantezza medesima - astratta e numerica - dei simboli, ci mostrano lo sforzo durato dal poeta per trasportare un episodio della sua vita sul piano diverso e più arto, se non della poesia, almeno della letteratura. Ne risulta un contrasto più accentuato, un più stridente gioco di luce e d'ombra, fra gli episodi e i particolari de– sunti dall'esistenza comune e quotidiana da un lato, e dall'altro lato le visioni, i dialoghi tra le facoltà -dell'animo, le dissertazioni didascaliche, i complicati giochi numerici adoperati per fissar la data di questo o quell'evento. Alle radici del romarizo sta di certo un nucleo umano, ed anzi autobiograifìco; senonché Dante, all'uso de' suoi tempi, non ha vòluto offrircelo nella sua immediata e grezza realtà e neppure ha saputo farlo diventare poesia senz'altro senza passare per la strada della letteratura. Anzitutto si deve tener conto del fatto ch'egli è un giovane e l'arte sua ,è ancora agli inizi; e.poi, cosa di solito dimenticata o igno– rata dai più, ch'egli si trova a vivere in tempi di letteratura raffinata e colta sottile e non priva di pedanteria. La storia del suo amore prende perciò, nella Vita nuova, aspetto tipi;o e ge1;1erale,assoluto ~ fìloso~co: diventa la descrizione della vicenda d amore m se stesso, degh effetti che quel sentimento produce nell'animo dell'amante, della trasformazione morale che vi opera. Inoltre l'esperienza del giovane Dante era _sta!a troncata tragicamente dalla morte della donna: e forse propr10 m conseguenza di questa morte o fors'a_nche per influssi an~eriori, dopo ~n periodo di smarrimento e d'angosc10so branco~are, ,egli aveva sentit_o crescere nel suo animo quella vigorosa potenza eh fede, che doveva costi- Bibliote<;;a Gino Bi~nco

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