Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
92 G. G(Jllaiiresi la quinzaine, quasi che se ne potesse registrare più d'una al mese e se ne auspicasse la ripetizione a getto continuo, segno evidente anche que– sto del colore piuttosto acceso della giovine rivista, liberale in politica .come era allora romantica in letteratura. Due soli legittimisti, non tanto come tali quanto per la loro per– sonalità considerata dal punto di vista estetico, quel glorioso vecchio che era allora il Chateaubriand ed il critico Pontmartin, si segnalauo nella schiera dei più antichi redattori della Revue. Tutti gli altri, se hanno una fisionomia politica, appartengono alla numerosa falange di scrittori che avevano battuto in breccia la Restaurazione e costituivano la classe dirigente man mano che si consolidava la monarchia costi– tuzionale di Luigi Filippo. :m stato .detto e ripetuto e può ritenersi vero per tre quarti di secolo che, nella geografia politica convenzionale, la Revue des deuw Mondes aveva scelto il suo seggio al centro sinistro. A quel modo che, dopo i primi tempi di maggiore fedeltà al Romanti– cismo, l'indirizzo culturale dato dal Buloz alla sua rivista fu sempre più moderato e tollerante, mirando a preservare e continuare le tradi– zion-1sopravvissute a tante battaglie e ad assicurare un asilo degno alla « littérature de bonne compagnie))' così pure, nei contrasti parlamentari che riempirono la scena politica durante il regime orleanista, il Buloz parteggiò per i riformatori temperati e soprattutto per il Thiers. Quando questi, presidente del Consiglio dei Ministri, si gettò a capo fitto in una campagna temeraria contro il ,Sultano e, dietro la sua testa, contro i Trattati di Vienna, pot,é, sia pure sotto il velo dell'anonimo, sostenere la sua politica dalle colonne della Revite des deuw Mondes, che invece resistette ripetutamente alle minacce e alle lusinghe del Guizot. Dal 1839 al 1844 il titolare della Cronaca politica, una delle ru– briche fisse che tanto contribuirono al successo della Revue, fu l'insigne -economista italiano Pellegrino Rossi. Prima e dopo la grande crisi del 1848, -si potrebbe dire sino a quando il Thiers diventò ostile alla nostra unità, il Buloz non perdette un'occasione di richiamare gli sguardi dei suoi lettori verso le glorie e le sofferenze dell'Italia. Egli tentò di assicurarsi la collaborazione di Silvio Pellico, pubblicò le cro– nache italianissime dello Stendhal evocatrici delle tragiche figure del rinascimento romano, affrontò il primo processo e la prima condanna per la difesa di Guglielmo Libri tentata dal Mérimée, accolse quasi ·senza discriminazione le invettive della Principessa di Belgiojoso get– tata di nuovo sulla via dell'esilio dalle catastrofi del 1848 e '49. Il primo malinteso fra i patriotti italiani ed il Buloz è stato posto in luce dalla recentissima pubblicazione com,memorativa, che spiega come sia derivato dal dissenso latente fra i liberali italiani ed i francesi per la -diversa valutazione del secondo impero. Tenuto debito conto della ne– cessità di qualche precauzione contro le insidie poliziesche e fatta pure ragione al costante proposito del Buloz di non intralciare la politica estera nazionale, è innegabile che la Revue des deuw Mondes fu intima– mente avversa a Napoleone III. Ora il conte di Cavour, amareggiato nell'ultimo anno della sua vita dalle polemiche per la cessione di Nizza, si era indotto ad accusare, in uno de' suoi ultimi discorsi, i partiti francesi d'opposizione d'aver imposto all'imperatore la riverì- BibliotecaGino Bianco
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