Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

698 G. Corwisso per terra. Vedevo a due metri davanti a me in una breve frana– tura di terra rossastra il ;punto dove la grrunata ,doveva esser penetrata e attendevo lo sooppio, mà quella terra era talmoote grassa da impedirlo. Il caporale mi aveva preso per ma!Ilo e c,on grande doloezza mi pregava d'andar via,. Gli artiglieri ci grida– vruno infastiditi. Arrivammo al crocicchio e con stupore non vi trovammo più il piooollo cimitero; aHora poosai d'aver sbagliato strada, nolll si poteva insistere e presi la prima che scendeva. Il caporale era tutto felice, gentile e semplice di parole. Avevo sete, ancora n0/11si ritrovava il nostro camion e cominciammo a chia– mare. Dal fondo d'una valletta ci rispose u1I1avoce. V'erano tre o quattro cavalli legati agli alberi e da sotto ad uno strapiombo deil terrooo vedemmo salire del fumo ; un soldato preparava il rando per la batteria e alla nostra richiesta di un po' d'acqua volle invece insistere ,perché prendessimo u111a zuppiera di brodio appena tolto dal fuooo. Egli stesso tagliò alcullle fette di prune e su piatti di ferro ci preparò la zuppa, ma era bollente e il caldo si tr-asmetteva al piatto c,osì da nolll poterlo reggere C-01l1 Ilemani. llll– tanto lì viciino incominciarono ad arrivare certi colpi che affolll– drundo tra le acacie avvolgevano di fumo le fr.ondi. I tavalli imbiz– zarriti ruppero le cavezze e ,se ne scappar,ono al galoppo roteando nel fondo della valle oome fossero i1l1 un maneggio. Pareva che quellla zuppa aumentasse di calore di momooto in momento. Il tiro continuava e illlfastidiva. ·Quella valletta riesciva simile a,d una trappola. Rinunziai alla zuppa e salutato il nostro osp,ite ritor– nammo sulla strada. Inteso il rumore d'un carni-Onche saliva una strada parallela, attraversaimmo alcuni C31illpie fu raggiu111to; era il nostro. Ai ,primi spari se llle erruno andati indietro e ora ritor– navano a cercarci. - Se no111 siamo morti stavolta n01l1moriremo più, - disse loro il èaporale, a~iugrundosi il sudore del volto. Nel ritornare, la facile corsa della macchillla in discesa, il venti– llare dell'aria, tutto riposava e illlebriava. Appooa arrivati giù dal Montello, visto un albero pieno di ciliege, dissi ad un soldato di salirvi sopra. Da poco si stava mangiando le frutta che questi ci buttava dall'alto, quando da dietro ad U1I1 filare di viti si presentò un oollltadli.noimbr,oociato e sicuro del fatto suo, che ci chiese per– ché si proodesse quella roba che non era nostra. - Ma non sapete, che noi siamo stati fino adesso sotto le grrunate per difendere i vo– stri campi, - gli gridai COiil bile. - Per i miei campi sono qua io a difoodertli, - rispose, e veniva voglia di bastonarlo, ma prese alcune monete gliele scagliai contro e ce ne amdammo. La mia barba era cresciuta i111 quei giorni e non avevo modo di favmela. Il nemico pareva paralizzato lllelle sue posizioni. Stormi di areo– plani eramo tutto U1I1 continuo bombardare i ponti sul Piave. Una, BibliotecaGino Bianco

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