Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
Ritorno siil Montello 697 Ancora il colonlllello d'artiglieria partlandomi mezzo Ìlll pie– montese, mi disse che c'era una batteria d'artiglieria da montagna della quale da due giorni IIlonriesciva ad avere notizie e posandomi UIIlamano' sulla spalla soggiUtnse: - Lei che sa fare le oose oosi presto veda se può stabilirmi la comunicazione. - Mi diede indi– cazioni rupprossimative e dovevo cercarla da me. lll lavoro mi lu– singava; partii in crumion con la mia squadra; lulil,go tutta la, strada, IIlel salire il Montello, gli shrapnells scoppiavano alti sopra di 1I1oi,vibrando come campane e si .sentivano le pallottole affon– dare ne'lle siepi. Prima d'arrivare alla strada militare che segue tutto il dorso del Montello, e dia dove ci ,potevano vedere, ordinai di fermare. Feci nascondere il crumfon dietro a degli a!lberi e d[ssi ,ai soldati di tenersi riparati in un fosso, ·poi preso 00111 me un ca– porale andai alla ricerca della batteria. Sul crocicchio v'era u111 cimitero militare COIIl p<::>che tombe; di li ,si vedeva il Piave verso Vidor e tutte Ile colline dii Valdobbiadene, dov'erano annidate le batterie che sparavano sulla nostra zona. Le strade erano tutte crivellate di colpi; il luogo, deserto, pieno di sole, esposto a tutti gli osservatori nemici ; lo attraversai con ebbrezza. Dopo aver gi– rato d:a una parte all'altra, :fina1meinte scorgemmo sul ciglione d'u1I1a grainde dolina, alcuni ,soldati acoovacciati per terra. Gri– dai chiedendo se sapevano dove fosse la batteria che si cercava. Dopo poco una voce rispose : - Qui. - Scendemmo allora 1I1el fondo della dolina e risalimmo verso il ciglio1I1e.Ci chiesero oo,sa si volesse. Un ufficiale senza muoversi dalla •sua tana, mi disse che non aveva nessun bisogno della comunicazione teJlefonica. - Del resto - sogigiu111se - questo è un posticmo così delicato che non credo sia possibile resistere a lungo. - Una granata sibilò ra– sente alle nostre teste e andò a scoppia.re sulla strada che avevamo– percorso poco prima. I soldati avevano gli occhi come ingranditi dallo sforzo di guardlare intorno senza_ muovere il capo. Il fumo, si diradava dallla siepe. - Sono tre giorni che ci battono, ma. vanno sempre a scoppiare sulla strada; - mi disse l' ufficiale. - Di' piuttosto al Comando, che ci h8Jllno individuato come una mosca 1I1elaite 1 e sarebbe ora che ci s_postassero. - Un'•altra gra– nata sibilò e cadde nel fondo della dlolma, ma non scoppiò perché il terreno era umido. Un'altra segui subito dopo e scoppiò sullla strada. Sentii una voce dire: - Minchia) cmne sono arrabbiati. - Dalle oolline al di là del Piave ci dovev8Jllovedere ad occhio nudo. Segnai sulla carta l:a posizione d'ella batteria e visto che IIlOn ·c'era nulla da fare, salutati quegli artiglieri, discesi giù di corsa per il pendio. Attraversa;to il fondo della dolina, subito mi diressi per salire verso un punto della •strada che non era stato amcora col– pito. Il caporale mi seguiv•a da vicino e appena posammo il piede– sul ciglio dellla strada, UIIl sibilo c'investì e ci trovammo butta,ti_ BibliotecaGino Bianco
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