Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

696 G. 001ni8.~o di Giavera. Un'autoblindo stava ferma sul crocicchio con le mi– tragliatrici puntate in direziooe dellla chiesa, ma dalla straµa gruppetti, di soldati scendevruno di corsa verso di noi. M'accorsi che un angolo della casa del comamdo dii ·brigata era stato comple– tamente demolito. Il generale B. seguìto da alcuni ufficiali ve– niva verso l'autoblindo e qurundo fu a pochi passi, agitrundo un grosso bastone da montagna, gridò: - Sparate lì, sparate lì, per dio! non vedete quei vig"liacchi che scappano. - Egli stess,o :.:i f.ece loro incontro, oon aria ,quasi distratta, senza parlare, ma d'i,mprovviso alzato il bastone prese a batterli sulle spalle e sul– l'ellmetto e poi mruneggiandolo come una spada cercava di colpirli al oollo come per tagliar loro la testa. Alcuni si lasciavano oolpire, altri sviavano di traverso per ritornare donde erruno diseesi. Gli ufficiali asseoondavruno il generale, gridrundo ruspramente : - Ri– t,ornate al vostro posto! - e se qualcuno capitava lloro vicino lo prendevano a pedate. Il maggiore sorrise ancora e mise a tutta velocità la macchiITT.a per (la strada che s'era fatta piana. Egli voleva cercare una sede per il Oomrundo della Divisione, ma aveva sbagliato strada. Il mio capitruno avev,a preso posto a Volpago coi soldati. Il Comando si sistemò in un villino poco distrunte. Verso sera si ebbe notizia che la lll:ostra aziQ[le non era riescita. Nell'avanzare, le truppe s'erano sperdute nel terreno difficile oosì fitto di boschi e tutto vallloncelli. Nella notte verso Nervesa fu U[l continuo accendersi di razzi bianchi e le ragazze dalle finestre guardavano e dicevruno che a Nervesa c'era la --sagra. Il giorno dopo il colonnello d'arti– glieria della Divisione, un piemontese espa-nsiv.o, indicatomi sulla carta la posizione dei dm.e gruppi di batterie divisionali mi ordiITT.ò di stabillire subito le comuni-cazioni telefoniche. Il lavoro venne eseguito molto presto, ma, appena un'ora dopo, tutti e due i gruppi si spostarono e dovemmo ritornare a prolungare le linee. Subito individuati dagli oss•ervatori nemici dovevano saltare avanti e indietro come cavallette. Tutta la notte e tutto il giorno d:opo, con la mia squadra fummo in continuo lavoro. In fine ac– cortomi che questi gruppi si spostavamo non più irn là della strruda 9, né più iITT. qua deilla 14 (strade che tagliano parallelamente il Montello), pensai di stendere per ognuna una liITT.ea e di raccor– darle ad! una principale llulllgo la strada pedemontana fimo al Co– mando. In questo modo ad ogmi spostamento i gruppi trovavano la comU[licazione bell'e pronta. I due maggiori d'artig1lieria non sapevano rendersi OQ[lto della mia sveltezza e se ne dimostravano cOIIltentissimi, ma più contenti erano i miei solda;ti che vedevano risparmiato un monte di fatica. Alla sera si mangiava tutti assieme al capitano, distesi ,su d'un prato, e incomincirundo ad imbrunire qualche soldato cantava come per farci piacere. BibliotecaGioo Bianc<?

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