Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
Ritorno sul Montello 695 il comando d'una delle brigate della Divisione. Il cortile era pieno di soldati oon biciclette, un capitruno tutto oongestionato e senza cappelilo ordinava gridando a U!ll soldato di partire subito e di far rpresto. 11 generale B. se !lle stava in una stanzetta vicÌIIlo alla cucina. Rosso in volto e fermo 111egli occhi, seduto ad una tavola, pareva tenesse i suoi ufficiali, sotto a una costante minaccia di mrundarli in prima linea. Tutti stavano occupati a fare qualcosa; come scrivere una lettera, inchiodare una carta topografica alla parete, sfogliare dellle carte, e ognuno con tale cura come per di– mostrare d'e.ssere i soli capaci. Nella cucina accanto al fuoco due soldati preparavamo lo zabaione per il generale e disputavano tra loro sul modo di farlo. Intervenne il capitano che era 111el oor· tile e fattosi cedere il frulllino s'affaccendò egli stesso per far ben levare la spuma e appena pronto lo portò al generale. Qui trovai Fufficiale della mia oompagnia addetto a quella brigata. M'indicò la chiesa vicÌIIla dlietro la quale era la prima tli!Ileae mi fece vedere sul muro della casa i segni della fucileria. Non mrungiava da ven– tiquattro ore, 1110nsapeva dove fossero i suoi soldati e non rie– sciva a spiegarsi perché dovesse stare lì senza fare nulla. Il mag– giore, risalito in automobile, con U!ll cenno detlla testa m'invitò a seguirlo. Il .mio oollega mi guardava oon invidia. Passammo vicino alla chiesa, ma invece di ritornare per la strada donde era– vamo venuti, tirò diritto su per u111'altra che ,saliva sul Montello. L'automobile leggera oorreva veloce anche illl salita. Come si run– dava ·bene! La strada era sgombera di solldati. Le acacie erano alte da una parte e dall'altra. Ogni trunto si vedeva il terreno sprofon– darsi in avvallame111ti boscosi. L'aria era ipiaoevole, tiepida e a volte fresca, s·otto alle frondi. Ci fermammo in due o tre punti per togliere dalla strada un'acacia abbattuta che ostruìva il pas– saggio. Il fogliame era leggero come piume. Un grande sillenzio era attorno. Pareva d'essere in una zona abbando111ata. Poi si ri– prendeva la corsa. Si correva deliziosa.mente, salite e discese! Ad una SV'Oltadovemmo ancora fermarci perché c'era Ulll grosso al– bero ,sradicato attraverso alla strada. Al di là v' era gente. Scen - demmo ; distesi per terra oome per riposarsi tutto lungo alla siepe, v'erruno dei soldati dli fanteria, uno accrunto alll'altro col fucile tra le mani. Ci guardavano come seccati. Urn ufficiale si levò e venlile a pregarci sottovoce di fermare il motore, perché tra cinque minuti doveva incominciare l'attacco·. Era la prima linea. Voltammo la macchina a braccia. 11 maggiore vi salì lesto, fece Ulll cenno affettuoso di saluto e approfittando ,della disoosa par– timmo a :motore spento. Già dietro a noi Se111tivamo le fucilate crepitare in più punti e le granate passavano sibilando senza si potesse ililtendere dove amdavruno a scoppiare. Il maggiore sorri– deva allungando il mento. In breve ritornammo vicino alla chiesa BibliotecaGino Bianco
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