Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
694 G. Oomisso terrosa dava al luogo un'apparenza di presepio. Uin oapitalilo di staito maggiore spiegava ad un altro iJ1 piano dell'azione immi– nente : - Ora tu oomp,rendi benissimo che il generale B. facendo peMo a Collesel dli Val dell'Acqua, ha tutto buo111 giuoco di svol– gere la sua brigata oome U!Ilventaglio, oosì da ributtare infalli– bilmente il nemico sul Piave. - E tenendo fermo ill .pollice su d'una carta topografica girava la mano dischiudenclo le dita a raggiera. - Aggiungi che abbiamo notizie positive che il 111emico mrunca assolutamente di viveri e di muaiizio111ie ,solo nella notte potrebbe essere rifornito. - Ma allora oosa si aspetta aid attac– care? - Chiese l'altro con animosità. - Si aspetta che le batterie abbiano 1presa posizione. - E la sua calma e chiarezza di voce eraillo così perfette da far pensare recitasse a memoria. Un telle– fonista lo avvertì che era richiesto al telefono, e allora riprese a parlare c001 la voce ancora più chiara e più calma. Ritornammo all'aperto. Sulla strada, seduto a,l volrunte dJ'una pfo0ola automo– bile, ilil rutto di partire, era u!Il maggiore della Divisione che mi conosceva e appena mi vide, mi disse : - Oh, giusto lei che è di questi paesi, venga CO!Ilme che ho bis·ogno d'una guida. - Mi posi al suo fianoo e part:iJllllmo. Giù dlal Mointello prendemmo la strada alberata di Volpago, ma dovemmo ra.llentare, perché v'era un reg,gimento di cavalleria. I so1dati disoesi di sella tenevano per 1e briglie i. cavalli che s'impazientivano. Il maggiore mi disse che quel reggimento si teneva pronto per caricare nel caso che il 111e– mico irrompesse nella pia,nura. E pareva che la probabilità di que– sta carica, a lui che p,roveniva dalla cavalleria, desse un piacere epioo. Attraversammo Volpago, qualche casa 1era crollata, ma altre erano ancora abitate dai cootadini. In un cortille v'era 9n pezzo d'artiglieria da campag,na che sparava piazzato dietro a un muricciolo. Saltava indietro a,d ogni oolpo ed era tutto uai conti– nuo sparare. Attorno i ragazzi si divertivano a guardare, tra le gridla dei comandi, e i soldati caricavano e sparavruno ridend•o come eseguiss,ero un giuo00. Ci portammo su d'una strada che costeggiava il MOIIlteHo.Era piena di soldati in marcia: uai reggi– mento di fanteria che andava a prendere posizione ilil linea. Erano tutti soldati giovani e vestiti quasi con eleganza, camminavano co111 passo svelto e leggero. Non p,ortavano lo zaino e mettevano un grande entusiasmo a vederlli marciare oosì disinvolti per andare ilil trincea. Alcune donne tutte tramquille lavavano i pan!Ili ad un canale, lu111gola strada, senza badare ai so1dati che rivolgevano inviti allegri. La linea non doveva essere molto distante. I oon– tadini lavoravano nei campi 1110nper coraggio, ma per una sorda coinvinzione di aver nulla in comune e C•Oi soldati. e co1111abatta– glia. Tuttavia questo serviva a dare una grande sicurezza ai sol– dati. Vicino alla chiesa di Giavera, ci si fermò a,d uaia casa dov'era BibliotecaGino Bianco
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