Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

Il Tombane di Sa.n Marco 687 sa a che ora abbia ripreso :. forse di notte, creatura pudica e si– lente, o di pieno giorno, ubertoso splendore dell'arida terra; ['acqua s'infiltra, ~onda, scorre; riprende il suo livello e il suo avvio, umile e irresistibile. E a-llora si vede quamta sete avevamo [e rive murate, che si ravvivano : di quamti muschi ed erbe, di qua1I1ti colori! All'ora del crepuscolo .si riconosce con diletto - noi uomini sappiamo èsser grati alle cose - quanta e che dolce luce accoglie su di sé l'acqua lascivamente casta, che la sparge .sulla strada, che riflette le case liete e i tetti, i quali nello specchio ·si toccan col cielo, mentre la notte appare primamente sotto l'arco del po1Ute,là do1Ude il Navjglio arriva 1I1elTombone dallla sua origine lontana nei :fiumi e dalle parti dei laghi. IL BAGNO DEJI CANI. Nelle or,e più calde del pomeriggio d'estate, la siesta degli in– quilini intomo al Tombone è molto compromessa d'al gioioso fu– rore dei C31llial bagno. L'acqua li rinfresca e il sole li scalda, la festa è grande e gli abbaiamenti .senza :fine. Ne ho contati :fin due dozzilile, tutti al guazzo. Circolano, corrolllo, tuffano, nuotano. Una volta ullla ragazza illl gonne corte e lascivetta arrivò con un gTosso e ardente cane lupo, itl quale, non appena era spll'llltato e aveva visto di lontano la canea, che aveva cominciato a tirar sul guinzaglio e a smaniare. La, ragazza lo sciolse, e gli buttò lllel– l'acqua un pezzo di legno. Il lupo, che lveva bramato quell'esca tenutagli aJlta da lei davanti •al n3iso, bramato oolll lanci e latrati da parer matto, si precipitò nell'acqua, sul pezz.o di legno, affon– dandolo. Emerse in ulll cerchio bianco d'i spuma, lentamente, im– pegnato com'era oolle zampe, ool grifo, con tutto il corpo co1I1tro il legno che gli :sfuggiva, poiché la bocca non gli poteva bastare. Infatti non gili era stata tolta la museruola. Guardai la ragazza: rideva. Avesse scoperto allora la piace– volezza dello scherzo, o le fosse già 1Uota,certo è che le piaceva. Il lupo intanto illlfuriava al :punto da dimenticar d'essere ilil acqua. Io che so nuotare e che anzi una volta fui pescato già svenuto e perso, vedevo che il cane ogni tanto beveva; e cominciò anche a tòssire d'um.a tosse che colllosco, di quando· l'acqua comi1Uciaa alll– dare a traverso ed entra nei polmoni. La r;:tgazza ridBva. Non era mica crudetltà, ima che fosse proprio solo ignoramza dello stato in cui si trovava il cane, non direi. Era ulll piacere assai femmi1Ueo, no? Quello di telller alta l'esca e di buttarla poi illl modo che non ci riesca di coglierla. Il maschiaccio cane, a un certo punto, spos– sato, fu invaso dalla paura, e io vidi una cosa che la ragazza lllOlll capì, perché non era mai stata, di certo, sul punto d'affogare. Il lupo lasciò stare il pezzo di [egno, •se ne staccò, yenllle nuotando BibliotecaGino Bianco

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