Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

Il Tombone di San Marco 685 Ma egli no111 diceva di meritar nulla, e il pi attello rigurgitava dli soldi. Se UillO paissava senza fargli l 'elemosi:p.ar ,gli invocava dietro l'ira di Dio. I PESCATORI. I metereologi, - una pa,rola che non si può far entrare in un verso ; altrimenti scriverei questi idilli in quartine, - statistiche alla mamo, si .sono messi nella più disperata impresa : volerci per– suadere che U!l.lavolta le st,agioni non erano diverse da quelle di adesso. Una volta l quando avevamo dieci, venti, trenta - fermia– moci, che dopo ciò gli anni rimeranno in anta) come dice il dettato popolare. L'estate del 1926, dopo un luglio che somigliava a un giugno molto sC01I1troso, ebbe un agosto degno seguace dei due; e i calori er81Ilo comi111ciatisoltanto a settembre. Dalla guerra in poi, a111che · Il.estagioni hanno persa la tramontana. A metà settembre si ebbe la burrasca « che rinfresca il bosco >> ; lampi e tuoni, grossa pioggia schioccante sulla polvere grossa, e dalla strada sal iva !l'odor di fango tiepido. Era quell'odore che la strada ha U !l.la volta sola 111el– l'anno, poiché i grandi e 00111tinui calori 1110n far,a nno più in tempo a tornare e a durare. Poi scrosciò fitta e ,querulla nella 111otte,e si' poteva tornare a letto. Lo spettacolo dei lampi era finito. La mattina dopo, il canale è torbido e giallo, coperto di foglie e d'erba e di sterpi. È il tributo dei fiumi ingrossati, del Ticino e dei fiumi alpestri, e dei fossi straripati sui campi lombardi.· Su quel giallore e su quellle foglie l'immagÌIIlazione corre ai mo111ti e , ai prati. l111 ,quell'estate del '26, particolarmente, le foglie erano Ìll1 gran parte già seeche, essendo venuta la burrasca del mezz'ago-sto, propizia all'aratura, quasi Ì!l1 tempo di vendemmia. Forse li ha inooraggiati il torbido : due pescatori, uno oollla rete a bilamcella e l'altro colla lenza, son veinuti a tentar l',acqua e -il pesce che non c'è. Una ,picoola folla mattiniera si è adunata a guar– dare. I ragazzi appaiono felici. I pescatori affettano il riserbo dellla vamità sufficiente, l'aria di no111 accorgersi dei riguardanti, pur c0111 affettato fastidio. Pesci 1110111 e prendono; se non ci fossero spet– tatori, credo che se ne sarebbero già andati. A me, no111 so perché, viene in mente la stamchezza sciolta e felice e beata e stremata, dopo le 111ottidl'amore soddisfatto e car– nale: la curiosità lieta e lleggiera, con distanza, che si prova, uscendo in quelle mattine, per ogni spettacolo del mondo; il desi– derio, e ,quasi la persuasione ilare e un po' vaneggi81Ilte, che tutti sia111 co111te111ti al par di chii guarda, e n'ha le sue ragi0111i. Mentre penso a queste mattirne, una prosperosa rag.azza sale i gradi111icomodi del pom.te ,ed è un tantino zop,petta. È note, la stima BibliotecaGino Bianco

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