Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
684 R. Bacchelli IL Omeo MERCAN'l'E. Sul colmo del poote stan1110mendica{Ilti a turno, u1110 per giorno. Uno di costoro, cieco, crede, o forse gliel'hanno suggerita, d'aver f.atto una pensata fi111a.Arpre un trespolo e sopra un'assicellla espone, dentro alcU111e scatole di cartone, stringhe, refe, ditali, cuc– chiaini d'osso per la saliera, cartine di spilli e d'aghi: questi sono arrugginiti, e il rimanente è cianfrus•aglia. di veochi e sudici scarti. , Ma fosse a{Ilcheroba buona, nessU1110 comprerebbe. « Comperate dal povero cieco)), dice a lettere nere u111a targa di ferro smaltato, che il cie09 espone· a guisa d'insegna della sua mer– OO{IlZia. Il cieco siede e tace: s'intende che non,chiede ['elemosina. Una volta l'ho sentito chiedere l'aiuto di un :passamte, perché mi– nacciava temporale e il cieco temeva ,per la paccottiglia. Soffiava un vento crudele. Quella targa se l'è fatta fare il cieco, forse in tempi più spe– ranzosi; oppure esistono filantropiche manifatture di società con– tro l'accattonaggio responsabili di tali prodotti? I[ cieco è rovinato, e non :può nemme1110 lagnarsene. Forse l'ha capito, e per questo tace. Presunzione sua mercantile o filantropica. dabbenaggine altrui, quel cieco dimostra il pregiudizio del secolo e le sue conseguenze. :Cieco doloroso e ridicolo, se egli vende e non chiede l'elemosina, la gente ha il diritto di comprare dove trova di meglio ; ha il dovere, per discorrere come i[ secolo economico, di 1mpiegare il proprio de111aronel modo del miglior rend1mento. Il cieco non fa un soldo, e ,quello che era forse il più pietoso dei moo– dicanti è diventato il ,più inetto fra i bottegai. Ha voluto ricevere per quel che offre, ha quel che merita la sua meroamzia : nemmeno un soldo. :È un buon avviso rper noi che vogtliamo essere trattati secondo che· meritiamo. Intanto, come infelici possiamo essere sacri; come gente che s'ingegna, siamo tutti c,anaglie, amche .se siamo canaglie m.felici. Alcunri giorni dopo, il cOilmodel ponte ~ava a un altro cieco, suonatore di fisarmonica. Era un gioviale .gaglioffone dal viso fio– rito d'avvinazzato; dava moto e fiato al mamtice dell'istrumento, stonando malamente. Segnava il tempo ooll'on~ delle spalle e col batter del piede. Chiedeva la carità con v-oce rauca di bevitor di liquori, e sediziosa. Era sboccato. A mezzogiomo una dOIIlnaancor giovane e piacoote gli portava la colaziOIIle, e a sera veniva a ri– prenderlo. Si cOIIloscevail cieco cra,pulone e lussurioso, frequenta– tore d'osterie, che poteva mantener-si quella donna coi proventi della carità. Si legge poi nei giornali ill fatto del mendicamte pos– sessore d'un gruzzolo nascosto sotto un mattone del pavime111too fra le suole d'una ciabatta. BibliotecaGino Bianco
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