Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

Il Tòmbone di San Marco 683 che attirano le rollldini ghiotte e ·materne. Volan basse, sempre più raso acqua, e non so1I10 le stridenti angosciose delll'aria tempora· ·lesca, ma le g·aie rollldÌllli giovani, le r01I1dini liete delle altezze serene. Allo stretto fra le case, sbalz.am, o -d'un'ala, sull'altra, V(Jilteggi31llo sv,elando nel sole morbidli baleni del petto bi81ll00, si ergono in croce nell'aria. Fuggolllo e tornano. Sono come il vento. Il vento in questo breve !lago murat,o, in questa darsena senza navigli, scende, vien giù dai.tetti delle dLse, cade timidamente d'agii abbaini, dai crumini, dai fili dell'elettricità e dalle 3/lltenllle della radio, e cerca le cartestraoce sulle rive. Di lì cala e scivolla sul- ·l'ac,qua, e subito ingaglfard!isce ulR,tantino. Già tremola, bava d'ar– gento bruno, tocco rabbrividente che gli uomini di mare inglesi ehia-m3/llo « zampa di gatto)), sull'acqùa. Ma lllon anche ha imparato, ohe già s'imhatte nella op,p,osta riva, e il margine di pietra lo rom,p,e, e sooncerta quell primo giuoco, il timido e breve noviziato del vento avventizio sull'acqua del Tom– bone di San Marco. I RASTRELLATORI. DomÌlllavano da una settimana venti scirocc,ali, apportatori di piogge, di nebbie e delle prime cc influenze)) autunnali. Il canale era a basso livello illlsolitamente, e correva mo1lto p,iù rapido sotto il ponte de' Medlici. Ecco, dove per solito passano lenti barconi al– I'•alzana, arriva oolla corrente una barca lunga, e sdol.ta e spe– dita. V'è a bordo un gruppo d'uomini illl piedi, e due, uno da prua e UlllO da poppa, la guida1I10 ,oon una pertica. La gente si ferma sulle rive e sul ponte per guardare. È uno spettacolo allegro. Nel Tom– bone la barca si ferma ooll'acqua. Gli uomÌllli manovra1110.Piove a dirotto. Pare una •barca da diporto e ,da festa,, quwndo i giovani infiorano il ca,ppello e rnaviga1110 lung,o i canali di !luogo in luogo a onorare le sagre e a recare c,wnzoni di maggio. Verrebbe fatto di salutarla. Pare la barca deUa buona ventura : evviva! Gli nomini di bordo cala1110un immenso rastrello che s'infigge neJJlamelma. Vengolllo attaccati i vecchi e lenti cavalli di rimorchio, e coonincia la rastrelllatura del fondo che puzza fieramente, cosi smoss,o. Il tempo si mette al grigio; p,iove uguale. D'aUegria rimane una 1I1otasola a bordo : è l'ombreUa dl'uno degli operai, di tel~ ce– rata, ampia, verde; rossa e a striscie di blu di Prussia; e Ila pioggia lava e fa lustrare il disegno sgar,giamte. Lo scroscio della pioggia è r,otto dalle grida che incitano i cavalli, i quali nolll se llle daillllo per inteso. Gli impermeabili degli operai grondano. Il rastreUo ha un manico a guisa di barra di timollle, ma è grande, nn tronoo d'abete soorzato di fresco, bianco sul bordo lllero della barca, che è vecchia e faticosa all'opera del rastrellamento. BibliotecaGino.Bianco

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