Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

Elsinor, un ricordo 679 cenza, mi sorprese di rnotare sulla fac,cia di Paulsen u1I1'ombrad'umor mero. Le signore e le signorine ridevano e io mi -sentivo allegro, e presto c'eravamo tutti messi a mangiare le deliziose ostriche, e, quel che più conta, ·a bere, da quelle bottiglie, bicchieri del più d~lic·ato dei vini. Eppure, ri.maneva quell'aria d'apprernsione e di ansia sulla faccia del grande attore danese. Inghiottita la dodioesima ostrfoa, mi -sporsi e guardando dietro all'·antico seggiolone iirl cui ero seduto, osservai, dii là dai vetri, il castello distamte, ora ammantato di nebbia; esitai UIIlmomento, e poi chiesi : - .Scusate, è proprio rne– ,cessario ,che si vada fino a Elsinor? - No1I1 era finita d'uscirmi di bocca la domanda, che le nubi addensate intorno alla faocia di Paulsoo si dispersero 0ome a ulil colpo di bacchetta magica, ed egli .sooppiò al suo solito in Uina rumorosa risata. Negl'intervalli, cer– cava di spiegare che lui per oolilto suo w;m avrebbe osato fare si– mile propo,sta, ma quello stess,o era il suo pensiero : « Era necessa– rio andare avanti, fiino a Els,iJri,0r,era proprio neoossario? )). E di IIluovo soopp,iò a ridere. Io s,oggiunsi: - Com queste ostriche qui e questo ,vino, la tepida stanza, e la bellissima vista del castello d'El– .si1I1or là fuori nella piaoevole pioggia, ci •si può imaginare (io, per lo meno, me le posso imagirnare) le maraviglie d'Uiil luogo che, per non -so che ragione, io rno,nmi sernto ,disposto a visitare propTio ora. A J ohannes parve una cosa tutta da ridere il mio desiderio di IlOIIl veder,e la tomba d'Amleto, e seguitò a d'ilettarsene, ma la verità ,è che era una questiolile bern seria; poiché dal principio sapevo che II1onsarei riuscito a vedere la tomba dell'Amleto mio) aru.che·se mi fosse stato offerto alla vista il luogo di sepoltura d'un altro oosì -detto Amleto. Il mio Amleto era nato ed era morto solo, nella mente del nostro Poeta là, !Ilella Contea di Warwick, e nulla poteva OOIIlVÌIIl– ,cermi ch'egli avesse mai avuto un'altra esisternza. Non v'è cosa che mi paia più vera della sua vita oom'è spiegata rnelle pagine di Shakespeare. Penso che l'unica pers•ona deglil'a dii esser sepolta ad Elsiirl-or è il primo attore di quella parte immortale. Perciò ho il :sospetto che le pietre della sepoltura ,siano arnesi da palcos-cooico. Che ,strana ,cosa il tenta,tivo di dar c3/1'1Ile ed ossa a una fantasia ·scritta IIlel'600 ! Quando si è riusciti nell'intento, bisognerà pur ri– ,co!Iloscereche il ,corpo di cui s'è voluto rivesti,re il sogno della crea– zione oramai si s3Jrà ridotto a uno scheletro, lo scheletro anzi irn -polvere. Però i buoni danesi rnon si sentano ilil peocato. Quanti di noi bam.!Ilovisitato Verona, avranno inOOII1trato, ÌIIl Piazza Bra, una guida, che ,si offre per mostrarci la tomba di Giulietta per la tenue somma di due lire (anzi : - Alloro, signore, facciamo per una lira :sola? -). E, di certo, non c'è la vera tomba, non esistono le vere BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy