Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

674 S. Benco nelle passio[li e solo nell'inc,o.stamza fedele, i[lsensata amante, e pure amamte fimo all'immolazione? Si direbbe che il fatto d'essere stati creature fortemente vive santifichi entrambi, il.ii[ lnalzi dinanzi al tempo, di[lanzi alla vita, cr,eature italiane operll!nti ed ardenti, di quell'Italia da entrambi amata, che ha bisog1I10dì queste 3.IIlime dove [lOll regni la morte e dove nulla possa morire. Sono le prime creature di vita completa, totale, che il romanzo italiano abbia saputo vedere e creare. In loro è amato l'amore, mi suggerisc,e il valoroso Ba,c,chelli. Illl loro è amata la forza dellla vita, io vorrei soggiungere, la realtà del travaglio umano, la con~ sistooza ed! efficacia che assumono gli umani ideali portati nel for– tunoso oceano. Questa religio[le dell'impuilso vitale ha nulla a che fare con ,quella dei veristi venuti di poi: come la verità delle rap– presentazio[li del Nievo ha [lUlla a che fare c,ol verismo. Egli è un romanziere idealista. La storia non sarebbe bella, se non fosse coscienza pensante; la realtà non sarebbe bella, se [lOn avesse Ulll'anima. Uomo generoso. I caratteri [lObili gli riesco1110meglio che gli spregev,oli; in questi sfiora la caricatura e talvolta vi scivola. Nei caratteri in cui sia Ulllalinea di nobiltà nessu[lo lo uguaglia; egli è dei pochi che sappiano modellare in modò interessante e veritiero 11apsicologia dei [lobili caratteri. Lucilio può venire dal Ruffinj, come avvertì molto bene l' Albertazzi; ma è fatto degno di Damte. « Io c,ompiansi nel mio cuore queJJ1'3!llimo forte e tenace, che da qua– raìnt'anni cova.va una piaga, e non voleva saperne né di guari– gione, né d'oblio. Era l'orgoglio smisurato di chi vuol sentire il dolore per mostrarsi capace di sopportarlo, e poterlo ri[lfa,cciare altrui come Uilltradimento e una viltà>>. Qui si concentra l'ammi– razione del Nievo ; ma anche per ogni specie d'umili, egli ha la simpatia dei forti. Di donne due tipi tenta opporre, le due sorelle Clara e Pisana; pur gli ha molto più da dire quest'ultima. Idea– lizza egli l'ascetica Clara, ma finisce con 110stamcarsene moral– mente, con l'abbandonarla alla deriva della sua inutilità, perfino immergendola, sia pure oon pietosi riguardi, [lel Purgatorio del proprio umorismo, dove stanno tamti parenti suoi del castello di Fratta. La Pisana gili è la donna ,dell'uomo d:azio1I1e : colei che, dlonna, va e viene come un vento avventuroso nel suo destino, e asc,esa 1I1ellasfera più alta dei sentimenti, lo supera, dopo avergli inflitto, per femminile irrequietudine, lacerazione e tormento. II Nievo la intuisce; si dice. l'abbia costrutta su tutto quanto lo so– vreccitava e lo faceva soffrire nella donna di cui egli stesso in que– gli anni s'era acceso d'amore; certo sorprend~ in lei, repentina e mutevoile, le più infallibili qualità dell'istinto; se-ala con lei, di piè fermo e senza esitanza, situazioni illogiche alle quali il !lettore si BibliotecaGino Bianco

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