Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
Ippolito Nie1,o 673 i111diziod'immagi111azione vivacissima; nelle parti più fellici delle Confessioni) tosto che sia gettato uno spunto, esso si allarga per cerchi conce111trfoi 1 si d'iffonde, s'investe di una magnifica forza pro: pagatrice, crea quella pienezza di vita, •quel rigoglio d'attività umane che è il vero e benedetto e salutare miracolo di questo ro– mMlzo. Leggendolo, noi abbiamo quel senso dell'immersione :iJn un elemento che forse non. è dato a tal pu111tod'a aJlcun'altra opera immaginativa della letteratura italiana. Certo che anche questo senso fatalmente si attenua, quanto più, negli ultimi capitoli, la storia di Carlo Altoviti prende il corso un po' stanco di u111a cronaca familiare, solo lampeggiata tratto tratt,) da quaJlche luminoso sbattimento del pensiero. Giacché io non sono di quegli ortodossi dell'ammirazi0111e che vogliono vedere tutto bello, nessuna differenza tra il pieno possesso della prima parte del libro e l'esposizione spesso meramente lineare delle parti succes– sive. Il Nievo, ,quando s'accinge a scrivere, ha tutta in sé, studiata, meditata, rigurgitante, impaziente di vivere, la visione deil Friuli veneto, del castello di Fratta, e runche della confusio111ariafi111e della Serenissima; il resto n0111 ha avuto preparazione tanto intima 11i particolari; prende colore i111 episodi ispirati, ma in generale è più cosa d'esecuzione e d'impegno per condurre il piano al suo [ogico fine. Le amalgame non sono ugualmente fervide; l'azione no111 sem– pre risponde all'intelllsità del pensiero centrale. Da ultimo è desso che, accampatosi in cuore di Carlo Altoviti, illumina del suo splen– dore l'opera che verrebbe spegnendosi. Chi non ricorda questo pensiero et:ntraJle delle Confessioni'! Esso si propone, scolpito, 111elleprime parole del libro, sgorgate - l'autore suppo111e - da una serenità piena di vaticinio, la sera di una gr3Jllde sconfitta, la sera di Novara: « Io nacqui veneziano ai 13 ottobre del 1775, giorno dell'Evan– gelista Luca; e morrò per la grazia di Dio itali3Jllo quando lo vorrài quellla Provvidenza che governa misteriosamente il mondo. ·« Ecco la morale della mia vita. E siccome questa morale 111Òn fui io, ma i tempi che l'h3.JJ1no fatta, oosì mi venne in mente che descrivere ingenuamente questa azione dei tempi sopra la vita di Ull1 uomo, potesse arrecare qualche utilità a coloro, che da altri tempi son destinati a sentire le co111seguenzemeno imperfette lii quei primi ,influssi attuati>>. Questo pensiero della biografia esemplare, che comprende quasi un secolo, ed è deposta religiosamoote nel tempo, insegnamooto e profezia, ·1 itorna solenne nelle ultime pagine del romamzo, dove il vegliardo riprende l'atteggiamento di michelangiolesca. grandezza. Ohe cosa lo fa degmo di questo atteggiamento? Che cosa fa de!!.'Jlla di risonare col suo nome e con la sua memoria i:n sì alti pensieri queilla Pisana, che .fu così instabile donna, capriccios~i. 4~. - nua,o. Biblioteca Gino Bianco.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy