Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
Ippolito Nievo 669 di prosa mediottocentesca, del quale Ferdinam.do iMartillli dirà a suo tempo la giudiziosa condan!Ila. Più che col limare e col ripoosare, il Nievo s'emoodava col la– Yorare. Era illl lui certamente alcunché di impetuoso, di precipitoso, in armonia oon la fresca e rapida immaginaziollle, .che 110 sospingeva con alacrità da un'opera all'altra. Felice abbondanza; ma amche carattere d'uomo d'aziollle. L'ozio, già a quei giorni, doveva parergli « fuori della natura)). Indubbiamente il Niev,o era di quelli per cui la vita è Ulll'aziollle, e non un pensiero. Dite che è 11,npensiero illl quanto è un'aziollle, e direte la stessa cosa. « Il passato è dolce per me; ma il ,presente è più grande per me e per tutti)), avrebbe eg1li scritto più tardi, cori illltuizione luminosa di sé e dei suoi simili. Lasciare la poona quando c'era da maneggiare la spada sarebbe stato l'atto decisivo e perfetto. Ma frattanto lo scrivere gli era un illl– trapreridere illldefesso, in quella generosa, sana, irr,equieta sua effer– vescenza giovam.ile, tutta c•oncitata da bisogni attivi, per scuotere di dosso l'aria riappesantita dalla restaurazione austriaica e per rifiutarsi a qualsiasi mruniera di paziooza illlerte . .Scrivere, vigilare gli evooti, tessere oo.spirazioni, intrecciare amori, studiare il po– 'pollo italiano dei campi, •orecchiare il nuovo riformismo eoonomico, camminare per le campagne agita!lldo in sé fantasmi e pensieri, laconico e spesso taciturino nella vita esterna, riboccante d'impres– siOIIlipoetiche e di riflessioni nella solitudine : oosì il formarsi del– l' opero~o giovine signore llombardo-veneto, illldispettito contro le città pettegole, educato a tender alto nella Mantova dei martiri respirata a vent'anni, irrobustito polmoni ed anima dalla cam– pagma severa del Friuli, fatt:=tgli congeniale da una stilla di sa,ngue materno. Illlveire COIIltrola frivolezza del costume e l'accidia è argomento precipuo de' suoi versi .satirici: non è nuovo, né i!Ilteressam.te il bersaglio offertogli spesse v,011te da superfluità futili, che non sono poi sempre nemmeno cattive. Al Nievo dà noia che la gente passi le ore al caffé e si dondoli vana e azz imata ; ma tutti IIlO!Il sono il . Nievo, e sarebbe stata più grave co.sa se tutta quella gente si fosse messa a scrivere prose e versi. L'atteg giamento satirico in questi riguardi ha sempre un alcunché di provincialesco ; il Nievo non ci sfugge. La giov®tù sempre esagera; accade anche a lui. Infine, egli è mord,acem®te allegro, e a modo suo si diverte; nolll baJlla nelle sale; ma le sue strofette di versi brevi battono spesso quel (< tempo di polka)) che fu rimproverat-0 alle caba;lette verdiane. A proposito di che, vorrei anche soggiungere che la scelta poco felice dei metri fu forse il più frequente e più grave dei difetti imputati a]Jla musa del Nievo: certi versi minori li usò tanto da finire con l'acquistarvi ullla quasi virtuosa bravura: e tuttavia mom®ti di €levazione, che ottimi sarebbero stati, si sciupano più d'una volta BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy