Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
654 E. Pistelli ------------~---------------- molte ancora soltaoito saranno lacrime di gioia. Quailcuno s'inoltra. È il pedagog~, un po' NJ.,quietoperché Oreste tarda, e queillo _non è il momento d'i111dugial'e.Nessllino dubita della sua morte. Sùb1to dllill– que ! Ma Elettra (1rwngli ha detto chi è) nOIIl può lllOIIl trattenerlo per dire anche a lui tutta la sua gioia e la sua rioonosoonza : « In un sol o-iorno >> gli dice, « io l'ho odiato e amato quanto più è o ' . h possibile». Ma il momento giust-0 è giunto ed è 1I1ecessar10 c e l'occasione non sfugga. Olitemestra è sola. Dopo breve preghiera ad Apollo, Oreste, Pilade, i compagni coll'urna, e, per qualche momento, Elettra stessa; entrruno nella reggia. Il terzo epeisodion è compiuto e Ila catastrofe s'affretta. L'ultimo canto del Coro, brevissimo, ha u111asolenllle e grave intoillazione religiosa. È Ares .stesso, il Dio della strage, che entra nella reggia, ed entrano coo lui, ultrici del delitto, le Furie, cagne a cui lllOill si sfugge, ed il vendicatore 00111 la spada aguzza s'inoltra COIIl pie' furtivo, Ilermes stesso lo oonduce per mano. · Esce Elettra : « Tacete : essi compioillo l'opera)). Il Coro non osa iilltendere: «Che mai?». « Essa adorna l'urna per il rito fu– nebre, e quei due le stanno appresso» : parole di veramente funebre ambiguità. Ella è uscita per osservare che Egisto non entri i111 casa senza che illessuno se ne accorga, e attende che si faccia giUstizia; ed attenùe impavida: soltrunto no111dice più la parola madre .... « Essa adorna l'urna, e quei due le stanno appresso». Ed ecco .s'ode, d'aJll'interno della reggia, il primo grido di Oli– temestra assalita. Ed Elettra, freddissima : « 0' è quaJlcuno ID casa ...,h\j grida, non udite, a.miche?». Il Coro inorridisce. Nuovo grido di Qlitemestra che i111voca Egisto. Ed Elettra, come prima : « Ecco che qualcuno grida di 111uovo ». Ultime più terribili parole della mi– sera: « O figliuolo, abbi pietà di tua madre .... ». Allora Elettra prorompe : « -Ma illon avesti pietà tu né di mio padre lllé d'Oreste ». E sempre più spietata, quasi fuor di sé, aJll'urlo della madre ferita grida: « Un altro colpo!», e all'ultimo gemito della morente: « Oh cosi, con te, anche Egisto ! ». Oreste e Pilade tornano sulla sceina. Oreste ha le .mani i111srun - guinate. Di qual srungue ! Il Coro (almeno !)Osipare a me) non osa giudicare. E alla domanda d'Elettr1:L : « Oreste, oome è andata ? », eg1li risponde : « Bene, se il respo1I1so d'Apollo fu giusto». « È morta l'i111felice? ». «Non hai più da temere». Ma il Coro vede arrivare Egisto; e il poeta riesce a preparare Uilla scena che nOIIlsolo non sembri fiacca dopo quella che precede, ma d'effetto scenico e teatrale la vinca, ed insieme a presentarci u111a nuova figura che vedremo per pochi momenti ma che n01I1spa– rirà prima d'essersi mam.ifestata a noi in tutta la sua mostruosa verità. Egisto sta per entrare, Oreste e gli altri •si ritirano dentro la reggia. Elettra penserà ad ingannarlo perché 1I1on sospetti. BibliotecaGino Bianco
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