Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

I 652 E. Pistelli nella realtà della vita. Crisòtemi non è vile né paurosa più di un'al– tra donna; è quale sarebbe ogni altra donna in circostanre così tremende e così difficili, con di più l'incanto di quella sua ingenuità, e della sua bOllltà naturale. Come Crisòtèmi lascia la scellla, si chiude il secondo epeiso– diion e segue un breve canto, dove ill Coro (che prima, quando du– rava la speranza, in Oreste, c-onsentiva più OOill Crisòtemi, e cer– cava di frenare !l'impazienza e l'audacia di Elettra) persuaso ormai che tutto ,è mutato per lei, lamenta che Crisòtemi si tragga in– dietro, augura a Elettra la vittoria. Ed eccoci al terzo epeisodion. Sulla fine del cam.toentra Oreste, seguìto da Pilade e da alcuni loro servi che portano un'uma fU!neraria. Domam.~a se quella è Ila,casa d'Egisto, ,poiché reca notizie d'Oreste, e nell'urna le ceneri di lui. Elettra lo soongiura dì lasciare che-ella tenga colle sue mani quel– l'urna che per lei è sacra. Oreste non la riconosce, ma acc-01nsetnte, pensando che deve essere della famiglia, o alcuna sua amica. Lungo, commoventissimo lamento d'Elettra s.ulle ceneri. Vorrebbe esser morta prima d'aver mandato il fratello lontam.o dalla patria. Volle salvarlo e ll'ha ucciso; ed è morto miseramente, fuor di casa sua, in terra straniera, lungi dal1la sorella, e di lui non torna che quel piccolo peso nella piccola urna. E ripensa oon affetto indicibile ad Oreste b ambino, quando lei, la sorella maggiore gli faceva da mam.ma . « Oh infelice me, a che son giovate le mie cure d?rnntempo,· quando t 'allevavo, tutta occupata di te, oon c'ro1ce fatica .... poiché la madre non ti volle mai più bene di me, e tu cercavi sempre me, la tua sorella .... )). A me sembra una delle scene più mirabili. Nulla di più pietoso, nulla, se mi è lecito dir così., che più grondi di lacrime ha trovato Virgillio, ,che dei tenerì affetti è signore, quando al vecchio Evan– dro è ripo rtato i l cadavere del suo Pallam.te, quando la madre d'Eurialo piam.ge sul cadavere straziato del :figliolo. Osservate la verità e la conven ienza di questo nuovo sooppio di dolore di Elet– tra. Dopo l'annunzio del finto messo e nellla s0etna con Crisòtemi, il suo dolore non ha sfogo che in parte, perché runcora non ha, per dir così, vinto e penetrato tutta l'anima sua. Piange e grida am.che allora, ma non trova in quel primo momento quel che l'affetto e il dolore ham.no di più personale, di più intimo e di più commovente. In que l primo tumulto di affetti, il sentimento de' suoi propri mali 11adisperazione per la vendetta mancata predominano, piuttost~ che la pietà di sorella per il suo Oreste così immaturamente così . ' tragicamente perduto. Quando invece h a Ìill mano l'urna e parla alle ceneri, parla col cuore, soltam.to col cuore. Pensa a lui e piange per lui: tutto il resto è finito; anzi vuol morire, perché soltanto i morti non soffrono più. Con opportU!llità e oom.venienza questa scena prepara ill seguito dell'aziorne. L'arrivo d'Oreste deve BibliotecaGino Bianco

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