Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
646 E. P.i8telli ciulle a ricordarle che la sua condizione può farsi più triste, che non deve provocare chi può, né fare che la sua sciagura sia fecolilda di sciagure. Ma Elettra risponde che, se non hal).IIlOmisura i suoi lamenti, neppur l'ebbe la sua sventura; e fi1I1isce con le solenni pa– role che ho già ricordato. Se gili uccisori non pagheranno una pena che compensi il delitto, vorrà dire che sono spenti fra gli uomini il pudore e la pietà. Finito il dialogo lirico, abbiaano, come si dice 1I1ellinguaggio– tecnico, :illprio:noepeisodion di due scene. La prima anc6ra tra Elet– tra e il Coro, nell'altra si aggiunge Crisòtemi. Neilla prima, Elettra, più calma (come è naturale, dopo quel suo lungo sfogo, e come è conveniente alla semplicità che il dialogo deve aver in confrooto d'un canto lirioo), più calma, ma ugual– me,nte ferma, toma con maggi-ori partioolari a descrivere la sua •oondizione. Quasi si vergogna ella stessa dei contilllui lamenti: ma la necessità la costringe. Sua madre l'ha in odio : deve sottostare all'arbitrio tirannioo di chi uccise suo padre, ved~r sul sog1lio di suo padre l'assassilllo, vederlo, estrema vergogna, giacere sul letto di suo padre, c,on la sciagurata madre sua, seppure è lecito ch'ella chiami madre colei che giace con costui. Osano perfino celebrare con solenni sacrifici l'anniver.sario del delitto, e se Elettra se ne dispera, la madre le dice: « A te sola dunque è morto il padre?)). E se mai ode il nome di Oreste, ri·pensando che, Elettra lo salvò, sfoga su lei l'odio e la paura, istigata da Egisto, dal vigliacco, che senza aiuto di donna no!Ilavrebbe avuto il cuore di alzar la 1D1ano .... A domanda del Coro, Elettra fa sapere che in quel momento Egisto non è in casa: se ci fosse non 11e sarebbe lecito star lì. E Oreste? Nessuna notizia. Verrà, verrà, ma da troppo tempo l'annunzia, lo promette. Le fanciulle del Coro rispondono, col loro semplice buorn senso, che è naturale l'indugio in chi matura un'impresa grande. « Ma non indugiai già io a salvarlo>>, oonclude Elettra con una di quelle risposte che bastano ·a scolpirlla. Annunziata dal Coro, che la vede uscire dalla reggia, s'avanzai in scena ulila deille sorelle d'Elettra: Crisòtemi, che reca in mano doni quali sogliono offrirsi agl'Inferi, doni sepolcrali. Siamo alla seconda scena di questo primo epeisodion. Crisòtemi è buona, vuol bene alia sorella, ha grande reverenza. rulla memoria di suo padre ; mç1, le pare non dico peric,oloso o di:fficiler ma addirittura assurdo, che si possa ribellarsi o resistere a chi hai la forza, e ,per parte sua ci ha rinunziato: Non si può veramente chiamar vile, neppure timida. Qualche volta sembra tale ma noi ' dlobbiamo tener co1I1todel cootrasto così reciso tra il carattere suo• e quello di Elettra; contrasto di grande efficacia drammatica a più vivamente ,scolpire la protagonista, e caro all'arte sofoclea.' Subito nelle prime .parole di Crisòtemi alla sorella, è tutta lei. BibliotecaGino Bianco
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