Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

C. DE GOBINEA.U, La Rennis.yance 763 non ha mai fatto parola di Gobineau, la sorella del filosofo ha testi- · moniato più volte quanto lo occupasse la lettura delle opere gobiniane e quale copia d'ideè ne derivasse. Concludendo il suo vasto studio su Le Comte de Gobineau et l'Aryanisme historique (1903), Ernest Seillière può esattamente scrivere che il discepolo certo di Gobineau oltre Reno non è Riccardo Wagner: è invece Federico Nietzsche. « Quello che s'è convenuto di chiamare il terzo periodo di Nietzsche, l'unico importante, è derivato dalla conoscenza di Gobineau >>. . Dei ritratti della Renaissance, introduzioni e scene, quello che in– carna più completamente il tipo del superuomo è Cesare Borgia, l'deale uomo <li Stato che costruisce ogni giorno per il futuro, che non ama il potere per un volgare calcolo d'ambizione personale ma se ne serve per mettere in atto il suo programma di conquista e di perfeziona– mento, non mai pago, non mai stanco, proteso sempre in avanti, a marciare. Cesare Borgia e Giulio II, il culto dell'energia e il disprezzo della mediocrità : ecco i protagonisti che Gobineau predilige, che risu– scita dalle ombre del tempo lontano per consolarsi di non poter essere, nella miseria del suo, come loro. E poiché ciò che cade e scompare non sparisce completamente, poiché l'humus dal quale nascono i fiori d'oro permane fecondo sotto le incrostazioni secolari, chi sa che un giorno non torni a splendere, sia 'pure per un attimo, sul mondo decaduto il sole d'una nuova· rinascita! Un'opera come questa, autentica raccolta di biografie romanzat~ avanti lettera, non poteva trovare, e non trovò, nel tempo in cui ap– parve, il clima favorevole. I giudizi furono, in generale, frettolosi e superficiali; alcuni ostili in nome della serietà degli studi. Émile Ge– bhart, lo storico delle origini del Rinascimento, si fece interprete dello sdegno accademico in un articolo intitolato•« La fantaisie et l'histoire », prima stroncatura del genere romanzato che oggi incontra tanta for– tuna. A parte i difetti di costruzione e di stile, a parte la mancanza di « rigorosa esattezza>> nella dipintura dei caratteri, cose sulle quali il Gebhart avrebbe magari potuto chiudere un occhio, il suo accoramento di studioso offeso dall'audacia del dilettante si manifesta davanti al– l'irrimediabile colpa del « badinage » e della « trivialité >>in un sog– getto tanto nobile e grave. « Il signor conte di Gobineau non ha avuto la mano felice. Il suo libro non farà, dimenticare la magnifica Renais– sance di 1Iichelet ». Ma si sa che chi fa professione cli profeta va in– contro alle più amare smentite e delusioni. ... Quanto ai giudizi superficiali, la palma spetta a quello con cui la solennissima Accademia coronò nel 1878 col « prix Borclin » l'opera di Gobineau: « Con alcuni nomi e personaggi storici, il conte di Gobineau ha composto una serie di quadri non privi di merito, di grazia e di poesia il cui" insieme costituisce una lettura gradevole e interessante». ' . . Giudizio a fisarmonica che non farebbe una _grinza applicato, pomamo,. a un roseo 1·omanzett~ di Octave Feuillet. Qualche cosa di più e di diverso meritava la Renaissance, ammirevole sforzo per resuscitare una epoca, e resuscitarla non spolverando le carte d'archivio alla maniera_ dei freddi eruditi o costruendo degli schemi e ordinando dei cataloghi secondo il costume di certi storici, ma riportandola in pieno nel ciclo, BibliotecaGino Bianco

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