Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
758 A. BALDINI, La dolce calamita, oi:vero la donna di nessnno strette, i pantaloni a coscia, dondolando cantavan~ « Là sull3: spiaggia» con quel che segue; e ancora, dopo tanto tempo, s1 strugge d1 _non esser pittore e di non saperle dipingere morbide e rilevate, come le vide quella sera lontana. Poi al Costanzi, sempre a quell' età, dandosi il ballo Brahma, ricorda che più di tutto gl'invogliarono i sensi le sottanine alzate delle ballerine. Perfino dei primi anni di scuola, più che i libri sgualciti e i quaderni scarabocchiati, gli son rimaste nella mente le belle braccia della sua prima maestra Lavinia. E così a quindici anni, e così ora. Ora che di anni ne ha, e esperienza ne ha fatta, ma non gli pare d'aver mai abbastanza aperti gli occhi per guardare, e mai abbastanza comodo per guardare a suo modo. Quando dormono, pensate!, le vorrebbe vedere; o, questo è più strano, sotto veste di mendico, provare il gusto di sentirsi prendere per un braccio da certe belle mani a traversare la strada. Non se ne farà, è da credere, nulla; e allora, contro l'avara sorte, si vendica lavorando di fantasia, e inganna così un poco il desi– derio. Vediamo dunque le donne che più piacciono a Baldini. Quelle di Ibsen « in piedi sull'uscio colla rivoltella nel manicotto», no. Il suo gusto pur s'irriterebbe e accenderebbe a questq freddo fuoco, ma il suo sano appetito lo richiama altrove, alla donna di regolare e armoniosa bellezza, soave, placida, serena, un poco matronale, come ne videro Raffaello, Tiziano, Palma, La Fornarina, ecco il tipo di donna che è in cima ai suoi desideri: labbruzze a punta, neri occhi di gaz– zella, spalle dolci e sicure, bracci.a tenere e fresche, collo dorato, minu- .scoli seni, mano morbidissima. Sul petto appena colmo egli vede, come fosse di donna viva « la trama azzurra delle vene che vi muore stempe– randosi in uno splendore di neve dorata>>. Come tutto è ben detto, e delicatamente detto! Tu non sai davvero se qui più si compiaccia .di quello che vede e descrive, o, meglio, delle parole viventi che sa trovare, non col nudo e freddo disegno proprio d'un ,Firenzuola, ad esempio, sem– pre in gara colla scultura, dov'è perfin troppo marmorea e ornata, ma con una soavità d'impasto che pare aver risentito il caldo della pittura più calda. Certo la felicità del suo amico ,Spadini, e quella sua amorosa fantasia, tenera, vera, a qualcosa deve avergli servito. L'arte di Baldini è appunto un continuo ,fiorire di toni ombre luci delicate, che se non cam– peggiano come in ,Spadini, hanno un che di romito. Non cercarlo perciò nelle vaste scene, dove si sente la maniera, l'impegno, e quasi la mec– canica fedeltà à cose non della vita direttamente viste, ma ricalcate su composizioni di pittori neppure fra i più spontanei, secondo il gusto del Perticari o del Giordani, mi pare; cercalo dove struttura e movimenti non gli bisognano, quando ferma sulla pagina bianca un atteggiamento, un gesto, e la pagina n'è tutta sollevata. Allora l'a1-te sua consumatis– sima (piace a Baldini questa parola, e gli si adatta) agisce in pieno, e non vedi dov'ella sia (« Questa sì ch'è grand'arte, che nessuno sa dire dove stia», è un giudizio suo e, direi, la sua aspirazione). Splendono sì le sue parole, ma più splende il tono che sa dare alle parole, con quel loro tessuto leggero che le lega insieme senza parere, e le lascia vivere vive,· in una dolce luce. Quello che Baldini ha appreso dai classici, e nessuno BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy