Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929
756 s. ALERAMO, Poesie ed esempi morali ma impressioni e sensazioni. Si avverte subito che sono impressioni, 'emozioni, di una persona che sta su un piedistallo. In certo modo, la scrittrice fa di sé il proprio mito .. Estendendola anche alla gioia, magari potrebbe assumere la parola d1 Prometeo: weaDé µ'ola neo, flefiw :n:6.axw fJe6ç. Creature e c:,ose. c~e entrano nella. ~ua storia, per ciò stesso son toccate d'un che d1 fat1d1co, o almeno pr1v1le– giato. Inutile stare a ricercare come in pratica, vogliamo dire nello scrivere, da tutto ciò venga naturale all' Aleramo servirsi, quasi senza accorger.sene e con molta freschezza, di modi e toni dannunziani e nietz- ' . schiani. Nella sfera naturale e sensuale, sono gli equivalenti del vecchio moralismo alla Ibsen. Mentre la descritta parabola si compie nei romanzi : Passaggio; Arno, dunque sono (questo,con qualche concessione di gusto inferiore), fra il 1912 e il 1928 son dettate le poesie in parte uscite col titolo Mo– menti, e raccolte n_el libro che ci ha invogliati a scrivere. La lirica esprime la quintessenza d'un temperamento; 11nche nel senso di quin– tessenziarne i difetti. Così è di queste composizioni; nelle quali, frat– tanto, l' Aleramo convince più costantemente che in altri lavori; forse con l'eccezione di Andando e stando, dove annota e commenta letture e paesaggi, con grazia paragonabile a quella di Colette o della contessa di Noailles, quando di buon grado si fanno« articoliste ii, come ci duole ella non abbia più assiduamente voluto. La stagione che attraversiamo è, nelle forme liriche, piuttosto in– certa. I più saputi stentano a chiarire a se stessi un senso nuovo del ritmo e del disegno strofico. In epoca siffatta, un'artista in fondo sem– plice come l' Aleramo, non poteva che affidarsi alla propria istintività. Ed infatti si contenta di cogliere, quanto più immediatamente, spunti e motivi; spesso senza osare di compierne il periodo logico; tanto che, in moltl;l di queste liriche, materialmente o idealmente, il discorso co– mincia o finisce a mezzo, con puntini di sospensione. Non tenta di <!o– struire, comporre; ma accetta le idee come le vengono, con un accento estatico ed esclamativo. È appena necessario soggiungere che quella « immediatezza >i è rela_tiva alle abitudini letterarie dell' Aleramo, alla qualità del suo gusto. Non mancano faunismi, :florealismi, ecc. Ricor– diamoci che questa artista ritiene di due epoc·he; e quantunque abbia eliminato dalla propria tavolozza le colorazioni troppo convenzionali, qualcosa n'è rimasto. D'altra parte, bisogna riconoscere che di rado, deliberatamente, ella gonfia le gote ed alza la voce ; come in Ritorno, Voto stellare, ecc. che non influiscono affatto sul tono generale del libro. Venuti su in un'aria diversa, a noi altri può rincrescere che le situa– zioni da cui nacquero talune poesie~non sien trattate con icastica più energica. Ma s'è detto che, fra se stessa e le immagin,i, l' Aleramo trova sempre, come uno schermo variopinto e una lente deformante, la propria persona mitica, il carattere « esemplare i> di ninfa, baccante,. martire amorosa. E questo ci serve a conferma di quanto abbia torto chi la rim– provera di esibizioni indiscrete, di autocontemplazioni perverse. Al con. tra-rio, la facoltà di analisi e definizione è in lei tutt'altro che strin– gente. L' Aleramo è una specie di Colette; ma senza cinismo. È una bac- . BibliotecaGino Bianco
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