Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

s. ALERAMO, Poesie 755 per i primi undici versi del sonetto, e poi ti scarica a bruciapelo la ter– zina. T'ra i suoi vizi, c'è quello di finir volgare. L'ultimo verso suo è quasi sempre brutto; spesso però irresistibile. Un tale « è fijo d'un pro– cesso a porte chiuse >> ; una tale « presa cor sorcio in bocca a Via Pri– vata>> ; il nuovo massone « te dà le fregature allo scoperto >> ; a tanti in– creduli di ieri, oggi « je basta un gnente pe' ricrede a tutto>>. Versi e versacci che _sono come colpi di ciabatta; ne hanno il tonfo volgare, ma anche l'efficacia. Prima che nella letteratura, Trilussa insomma è per– sona viva e vera nella vita del tempo. . Anche la Hngua, o, se piace più, il dialetto di Trilussa è da vedere così. Che funzione ha, che ci sta a fare il romanesco nella sua poesia ? Non potrò, -io toscano, muovere a Trilussa questione di purismo roma– nesco. Ma se mai mi valgano i consumati abbacchi, i, per molti anni, sollevati litri nelle osterie di Roma, posso dire anch'io che il romanesco di Trilussa invece che dai popolani veri, se ancora ce n'è, sembra par– lato dai mistilingui e scaltri rivenditori di giornali, tra l' Aragno e l'Excelsior. Non fu già detto che Trilussa è il poeta sentimentale, iro– nico, scherzoso, mondano, disutile, proprio di qu'ella Roma che sale, dal Corso, ai quartieri Ludovisi, con dentro il monumento al primo Re, e quasi tutti i ministeri? È giusto dunque che la lingua di Trilussa corri– sponda allo spirito della sua poesia, al suo mondo, alle sue strade. Il suo romanesco è piuttosto un gergo furfantino che per raggiungere una raillerie anche più pungente, scorcia il pensiero e l'immagine nel dia- , letto. Gergo o dialetto, piace com'è, tanto bene esso s'accorda a quel che ha da dire. Può darsi che domani o più in là, Trilussa sarà apprezzato di più· proprio per quei motivi o caratteri per cui oggi, presso gli esquisiti, è più in sospetto. Nella sua furbizia, nella sua satira, nel suo stesso trucco, c'è un movimento di verità, un sentore di vita, diciamo tutto ?, una scorbellatura iniziale per cui Trilussa piacerà sempre. Prnrmo ·pANCRAZI. SIBILLAALERAMO, Poesie (1912-1928). - Mondadori, Milano, 1929. L. 15. Il temperamento dell'Aleramo, è romantico, nel senso di presupporre :all'arte un bisogno di riformare il mond_o. In un primissimo tempo, .-quando l' Aleramo è inconsapevole della propria capacità d'artista, la -disposizione romantica si manifesta in una quantità di scritti didattici, moraleggianti; in quello che; insomma, si dice « seminare la buona pa– rola>>. Poi, nel romanzo Una donna, l'arte comincia ad affermarsi, an– -cora grezza. La scrittice atteggia e narra una propria esperienza, a fini dimostrativi. Ibsen, quegli anni, è il gran maestro; e l' Aleramo giura, nel suo verbo. Non iè il caso di rimpiangere che un talento si sia formato in un modo anziché in un altro : quello che è stato è stato. Ma, evidentemente, ·si sviluppa da tali principi la maniera eloquente, assertiva, rimasta sem– pre nell' Aleramo, anche quando, nei suoi volumi, non propone più gesti BibliotecaGino Bianco

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