Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

TRILUSSA, Libro N° 9 753 tentativo di considerare l'assedio in un ordine storico pm elevato, l'esame della campagna dal suo lato militare e tattico, certi suoi pi'ù indipendenti giudizi (quello sul Capponi ad esempio, verso cui non mi pare che il Roth sia giusto), son tutti 'meriti che vogliono essere se– gnalati. Preferiremo per il racconto l'inglese; ma qui il profilo tende a farsi figura, l'episodio a esprimere il suo significato più vasto, e certi tratti sentenziosi, anche se discutibili in quello stretto senso che l'autore ,,uol dare ad essi, valgono a racchiudere tutta intera una situazione. Diamo un esempio. Carlo V « non riusci mai a concepire i suoi vastis– simi dominii come parti armoniche di un tutto, bensì come possessi personali che occorreva mantenere e sfruttare ciascuno per fini diversi e con differenti metodi». È certo che, di quell'impero sgretolatosi tanto facilmente, non si potrebbe dare giudizio migliore. LUIGI VOLPICEJLLI. TRILUSSA, Libro N° 9. - Mondadori, Milano, 1929. L. 10. L'uscita del libro nono di Trilussa è stata accompagnata, al solito, da frequenti riporti sui giornali e, in varie città, dalle letture dello stesso poeta. Da per tutto, successo schietto. Dobbiamo aggiungere noi che il successo è meritorio e meritato ? Comunque si voglia giudicarne l'arte e la poesia, Trilussa da vent'anni è una voce viva; risponde a un'esigenza giocosa, satirica e sentimentale della nuova borghesia ro– mana, e, attraverso Roma, dicia~o d'ogni borghesia. Come tutte le persone vive, Trilussa ha per sé· amici facili, e (ne– mici non diremo) amici difficili. Dicono gli amici facili: - Quale altro scrittore dialettale ha saputo per vent'anni mantenersi cosi vicino e ade– rente alla realtà politica, sociale, mondana del giorno, ai fatti e fatte– relli di corridoio, d'anticamera, di bou,doir, di corti d'assise, come Tri– lussa ha saputo, attraverso tanti dialoghi, storie e fiabe di uomini, di cose e di animali ? La sua ricetta è infallibile; egli sa combinare il sen– timento e lo scherzo, la morale e lo scetticismo, la volgarità e l'eleganza in dosi sempre sicure. Quel che non piace al primo piano, piacerà in por– tineria; quando Trilussa non fa ridere in osteria fa sorridere al olitb. Gran segreto: piace sempre a qualcuno. C'è sempre chi gusta la !'1la allusione; chi ritrova da lui espresso, definito, epigrafato, il suo ine– spresso, segreto sentimento; Trilussa fa sempre le vendette di qualcuno. Se usasse sottoscrivere il proprio sì sotto le poesie dialettali, in vent'anni quanti sonetti e favole di Ttilussa avrebbero ottenuto un plebiscito! Dicono gli 'altri, i lettori, gli amici difficili : - Trilussa è davvero un sàtirico ? •è proprio un nostalgico ? Badate, i suoi rimpianti romani e romaneschi non vengono dal profondo; sono i rimpianti di chi ha uu passato corto, la sua Roma è nata appena nel '70. I suoi desideri sono brevi appena un palmo al di là del vero ; irraggiungibili, ma solo per quel tanto che è necessario esserlo per restar desideri; messi insieme, realizzati non formerebbero certo una città di Utopia, farebbero, si e no, un m~ndaccio meno peggio. La sua satira non ha dietro di sé né iJ decalogo, né l'albero della libertà, né il secolo d'oro; si affida tutta nlle 48, - ngaso, BibliotecaGino Bianco

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