Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

726 E. Pea tutti ragazzi indigeni, e facchini. E su tutti, un capo triestÌlllo CaJne, C()IIl una mosca sopra il mento, e le fedine tagliate a punta sulle gote, e i baffi ritti. Tra me e il triestitno ci fu subito guerra dichiarata : « Se pecora ti fai, lupo ti mangia)). Entrai di lfilledi, dopo gli operai: - Qui ,si entra alle sei precise, comilllci male. K subito ebbi l'ordine dli trasportare il carbone ed i rottami di ghisa, sul ponte alla bocca del forno. A questo lavoro erano adibiti i facchini. Io volevo fare il meccanico, lllOIIl i facchino. Avrei voluto martellare del ferro, lllon portare dei pesi come fill qualunque uomo di fatica. Lavorai fino alle otto avvilito, Ìlll.decisose ribellarmi oo un lavoro cosi duro per me. Alle otto suonò la campana della colazione. Il capo triestilllo pareva che pootificasse, in mezzo a tutti gli operai, poco discosti da lui, seduti sU:i ba!Ilchi e sulle ma,cchine ferme. Qu3.1Ildoparlava lui, tutti tacevano, e 1110n c'era caso che qual– culllo dicesse il contrario. Se raccontava c,ose di spirito la risata era generale. Gli arabi avevano ,paura d'essere cacciati o bastonati, e gli altri operai eraJI10dei vigliaccooi soggetti alle smargiassate del triestino, che per la verità, era anche un bravo operaio, e sapeva stare d'avanti alle varie macchine, capace qu3.1Iltou111 operaio spe- dalizzato. · Io mi ero accorto subito del suo carattere prepotente. Aveva . chiamato il fa,cchino che lavorava con me, e questi non aveva ÌIIlteso. Il triestitno disse una bestemmia in dialetto, poi lo chiamò per la seconda volta colpendolo CO[lun pezzo di carbooe alle spalle, con vi-Olenza ingiustificata. Io ne ero rimasto mortificato, l'arabo in– vece si scusava di non aver capito. Io pensavo : - ,Se farà cosi anche a me, commetto un delitto - e tremavo come se già fossi stato colpito e offeso. Ora tutti erano d'itntorno ·al triestino, ed io me ne stavo vicino al mucchio del carbone, seduto sul corbello capovolto. Mi pareva di essere rimasto impigliato nelle reti di Giuda, come le quaglie, .che passano il mare CO[lla speranza di un Oriente beato, e 1a rete le aspetta a tradimento alla riva. E poi le imprigionano e 1~vendono sui mercati di Loodra, se scampano qui al fuoco di Giuda. - Che fa là solo ,quel signori[lo ? - motteggiava il triestino nel– l'ora di colazione; e sentivo che insinuava qualcosa perché gli altri ridev31Ilo. - Ho ca,pito - disse una mattina - aspetta che la Signorina si affacci alla gelosia come sempre. · BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy